Il boss cede allo Stato un'isola a Dubai

Imperiale, dopo due Van Gogh e 1,8 milioni in bitcoin, consegna l'atollo per uno sconto di pena

Il boss cede allo Stato un'isola a Dubai
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Un'isola artificiale al largo di Dubai per uno sconto di pena. Dopo le due tele di van Gogh trafugate ad Amsterdam e un tesoro da un milione e 800mila euro in bitcoin consegnato allo Stato, il boss di camorra Raffaele Imperiale, 49 anni, cede all'Italia un isolotto acquistato nel 2017 per 12 milioni di euro e oggi del valore di almeno 60 milioni.

Uno scambio che lascia perplesso il procuratore antimafia di Napoli, Maurizio De Marco, impegnato nel maxi processo che vede alla sbarra una ventina di imputati per narcotraffico e associazione di stampo mafioso. Fra questi esponenti del clan Amato-Pagano, gli Scissionisti in guerra con i Di Lauro nella faida di Scampia. Imperiale, detto Lello o parente o Zio Lello, latitante fino al 2021, estradato da Dubai nel 2022 e oggi collaboratore di giustizia, è accusato di traffico internazionale di droga. Nel 2016, quando viene spiccato il primo mandato di cattura, di lui si conosce solo una fotografia con il suo braccio destro Attilio Repetti, che gli gestiva gli investimenti internazionali. Come l'acquisto, appunto, dell'isola Taiwan, in un arcipelago, il New World Community, realizzato negli Emirati Arabi. Nel processo che si celebra nel Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli con rito abbreviato, imputati con Zio Lello il socio in affari Bruno Carbone, Corrado Genovese, il suo contabile, e Daniele Ursini, responsabile della logistica. Il narcos di Castellammare di Stabia è accusato di aver importato in Europa dal 2017 al 2021 oltre sette tonnellate di cocaina con un sistema di riciclaggio di denaro non tracciabile, l'Hawala, sostenuto da una rete di mediatori in Medio Oriente, Nord Africa e Asia Meridionale. Ma la carriera criminale di Imperiale comincia nel '96, alla morte del fratello maggiore che gli lascia in eredità un coffee shop ad Amsterdam, il Rockland. Qui prende contatto con i narcos sudamericani per l'acquisto di droga da distribuire nelle piazze di spaccio napoletane grazie a un'alleanza con il clan Amato. Il nuovo asse provocherà decine di morti ammazzati tra Scampia e Secondigliano nella guerra con i Di Lauro.

Contatto principale di Imperiale è Rick van de Bunt, il Biondo, che ha rapporti diretti con i cartelli colombiani. Almeno fino al 2008 quando viene assassinato a Madrid dove viveva. Ma Imperiale ha già rapporti diretti con i Paesi produttori e importa cocaina in quantità industriale, lavora sotto traccia e di lui non si sa nulla fino al 2016, quando viene nominato da alcuni pentiti. La sua prima condanna, in primo grado, è a 18 anni di carcere. Mentre si gode la latitanza negli Emirati, al sicuro nell'isola acquistata di fronte Dubai, patteggia a distanza la pena a 8 anni con la cessione delle tele rubate nel 2002 al museo van Gogh. A portare le forze dell'ordine ai quadri del maestro olandese è il socio Mario Cerrone. I dipinti sono nascosti in un'intercapedine di una vecchia villa a Castellammare.

Quando anche Genovese, il suo contabile, viene arrestato ed estradato, nel marzo scorso, al Gico della Finanza vengono consegnati i codici criptati con cui accedere ai milioni di dollari in criptovaluta, 1,8 milioni di euro, acquisiti dal Fondo Unico di Giustizia. Fino al 2021 Imperiale è nell'elenco dei dieci latitanti di massima pericolosità. Storici alleati il narcos irlandese Daniel Kinahan, l'olandese Ridouan Taghi e il cileno Richard Rico Riquelme Vega.

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