È un quasi braccio di ferro tra il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti e il titolare della Salute Orazio Schillaci con al fianco Palazzo Chigi. Un confronto che si profila a pochi giorni dal varo del Piano strutturale di bilancio, asse portante della manovra per il 2025. Il fronte è ovviamente quello della sanità che, allo stato dell'arte, richiederebbe maggiori stanziamenti sebbene le risorse siano contingentate per via della messa in mora di Bruxelles sull'extradeficit e conseguente necessità di definire un piano di rientro del disavanzo. In un simile contesto, parlare di 2 miliardi in più come ha lasciato intendere Lungotevere Ripa, o addirittura di 4 miliardi in più come auspicherebbe Palazzo Chigi, anche per mettere a tacere le insistenze delle opposizioni che sottovalutano quanto fatto dall'esecutivo nei due anni, non poteva che suscitare qualche tensione. Ma occorre riavvolgere il nastro.
A sollevare la questione per primo è stato il ministro Schillaci alla fine della scorsa settimana. «Siamo arrivati a 134 miliardi sul Fondo sanitario nazionale (Fsn) e sono previsti quasi 5 miliardi per quest'anno», ha dichiarato aggiungendo che «stiamo discutendo col ministro Giorgetti quelle che saranno le risorse aggiuntive nella manovra in cantiere; auspico più risorse per la sanità italiana che viene da un periodo storico di sottofinanziamento voluto dai governi che ci hanno preceduto». Lo scorso anno, ha ricordato, «abbiamo recuperato la cifra più alta per il Servizio sanitario nazionale (Ssn) e sono sicuro che quest'anno ci sarà un importante investimento in sanità», ha aggiunto. L'obiettivo è «valorizzare il personale: dobbiamo avere la possibilità di assumere più professionisti nel campo sanitario e soprattutto di pagare meglio quelli che già lavorano», ha aggiunto.
Ma i veri numeri quali sono? A guardare le tabelle della legge di Bilancio 2024 la situazione appare più chiara. Dai 134 miliardi (+5,1 miliardi sul 2023) stanziati quest'anno per l'Fsn si dovrebbe passare a circa 135,5 miliardi il prossimo. I capisaldi di questa progressione restano sempre i 2,4 miliardi per i rinnovi dei contratti che con i provvedimenti, 280 milioni circa per il taglio delle liste d'attesa e 250 milioni per le deroghe sulle assunzioni di personale sanitario, fanno circa 3 miliardi. Se si guarda alla spesa sanitaria nel suo complesso, invece, il Def 2024 dovrebbe passare da 138,8 miliardi stimati per quest'anno a 141,8 miliardi nel 2025. Nonostante tale incremento, l'incidenza sul Pil è attesa in calo di un decimale dal 6,4 al 6,3 per cento. Se dal punto di vista macroeconomico un ulteriore finanziamento del Ssn ha senso, lo ha ancor di più considerando le piante organiche delle strutture sanitarie. È stato proprio il ministro Schillaci giovedì scorso a lamentare che nel settore emergenza-urgenza operano solo 4.312 medici. Ma come convincere laureati e specializzandi ad avvicinarsi al servizio pubblico (che sempre tale resta anche quando effettuato in strutture convenzionate)? In primo luogo, serve un provvedimento di detassazione delle cosiddette «indennità di specificità» al 15%. Questa flat tax consentirebbe di aumentare di 200 euro lo stipendio mensile dei medici la cui retribuzione - una volta strutturati - parte sempre da remunerazioni che toccano lo scaglione Irpef più alto (circa 80mila euro). La misura costa circa 400 milioni, mentre con 1,6 miliardi si potrebbero reclutare altri 10mila medici e 20mila infermieri. Retribuzioni più alte e offerta di posti di lavoro potrebbero far gola ai laureati italiani che, non di rado, scelgono l'estero anche per i salari più alti. Inoltre, il potenziamento degli organici renderebbe più agevole il lavoro e diminuirebbe il ricorso agli straordinari e alle forniture di servizi medici da terzi per le emergenze. Se questi 2 miliardi poi raddoppiassero, ci sarebbe la possibilità di migliorare ulteriormente la qualità dei servizi che restano comunque di eccellenza rispetto ad altri Paesi G7.
La sanità è stato un tema al centro del vertice maggioranza-governo di ieri sul Piano strutturale e sulla manovra.
La politica di bilancio «seria ed equilibrata» ribadita da Giorgetti non prevede, anche per ovvi motivi, extradeficit. Recuperare risorse per la sanità sarà, pertanto, una sfida o, per dirla in altro modo, un altro dei paradossi generato da una certa miopia di cui sono affetti i vertici europei.
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