Londra - Dopo una giornata di forti tensioni politiche interne, ieri il governo inglese ha pubblicato la sua proposta di backstop plan, per impedire cioè che dopo la Brexit nel caso Londra e Bruxelles non dovessero trovare un accordo commerciale per regolare i loro scambi - risorga un confine fisico tra l'Irlanda del Nord e la Repubblica di Irlanda. Il piano prevede che tutto il Regno Unito rimanga di fatto allineato all'unione doganale europea per il tempo necessario a trovare un accordo tra le parti, che Londra «si aspetta avverrà al massimo» entro fine dicembre 2021. La versione di backstop sostenuta attualmente dall'Ue è che la sola Irlanda del Nord rimanga all'interno dell'unione doganale. Una proposta da sempre bocciata da Londra come inaccettabile perchè creerebbe un confine all'interno del Regno, minandone l'integrità.
Il riferimento temporale, per quanto blando, contenuto nella versione finale del documento è stato il frutto di un compromesso tra la premier Theresa May e la fazione più intransigente del gabinetto inglese. Su tutti il ministro per la Brexit David Davis, che ha voluto fosse indicato un limite temporale (abbastanza) preciso per evitare che il Regno possa rischiare di rimanere legato a tempo indefinito all'Ue. Con la proposta presentata ieri, Londra sta in pratica chiedendo un anno in più per poter completare i negoziati.
Le scadenze certe su cui finora c'è un accordo tra le parti sono: il 29 marzo 2019, quando alle 23, ora inglese, scatterà ufficialmente la Brexit. E il 31 dicembre 2020, termine del periodo di transizione, nel corso del quale il Regno Unito continuerà a far parte dell'unione doganale e a seguirne le regole, e al termine del quale si dovranno applicare i nuovi accordi commerciali tra Londra e Bruxelles. Accordi che però, a oggi, non solo non ci sono ma non sono nemmeno in vista. È utile, infatti, ricordare che l'applicazione del backstop plan avverrebbe solo nel caso in cui il Regno Unito e l'Ue non trovassero un accordo sui loro futuri rapporti. E tra questi la gestione del confine tra l'Irlanda e l'Ulster. Per avere un'idea di quanto una soluzione sia di là da venire basta considerare che nemmeno tra i membri del governo inglese è stata ancora raggiunta una posizione comune su come si dovrà gestire il passaggio di uomini e merci tra Belfast e Dublino senza il risorgere di un confine fisico. Il fatto che Londra stia rivolgendo ora i propri sforzi per perfezionare la clausola di backstop significa che il ritardo nei negoziati è considerato oramai irrecuperabile e l'applicazione della clausola data come certa.
La proposta di ieri allungherebbe quindi di un anno il periodo a disposizione di Londra e Bruxelles per poter trovare una soluzione condivisa e poterla poi implementare. Guy Verhofstadt, il principale rappresentante del Parlamento europeo nei negoziati sulla Brexit, ha già bollato la proposta inglese come «non praticabile». Ma anche Michel Barnier, capo dei negoziatori europei, in un tweet sibillino ha lasciato trasparire i suoi dubbi sulla fattibilità della proposta. E anche sul fronte interno inglese non mancano le voci critiche.
Da un lato, quelle di chi intravede nella proposta l'ennesimo tentativo di procrastinare e annacquare l'uscita dall'Unione europea. Dall'altro, quelle di chi accusa il governo May di non riuscire a produrre soluzioni credibili e praticabili che possano essere portate al tavolo dei negoziati con Bruxelles.
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