«Desidero dichiararmi colpevole di tutte le accuse». Così Brittney Griner, la 31enne star del basket femminile Usa arrestata in febbraio a Mosca, ha ammesso le sue imputazioni per traffico di droga nel processo contro di lei che si sta celebrando nella capitale russa. L'atleta era stata sorpresa all'aeroporto di Sheremetevo con dentro la valigia una sigaretta elettronica e dell'olio di cannabis, droga leggera che in Russia è vietata. La Griner ha però precisato di non essere al corrente delle leggi russe e di non avere perciò avuto alcuna intenzione di violarle. La star dei Phoenix Mercury, portata in aula in manette e sotto scorta, come se fosse un pericoloso narcotrafficante, era arrivata in Russia per giocare nella pausa del campionato Wnba americano. Nella prossima udienza verrà interrogata. È in carcere da cinque mesi e rischia sino a 10 anni di reclusione.
Una pena decisamente sproporzionata alla sua indubbia leggerezza. Ma è chiaro che Mosca ha tutto l'interesse a calcare la mano in sede giudiziaria per poter usare la giovane come pedina di scambio, mettendo in difficoltà il presidente Usa Joe Biden sullo sfondo della guerra in Ucraina. «I tentativi americani di fomentare il clamore e fare rumore pubblicamente sono comprensibili, ma non aiutano a risolvere praticamente il caso - ammonisce il viceministro russo Serghei Ryabkov -. Quello che può aiutare è la presa in considerazione da parte americana dei segnali che riceve dalla Russia».
All'udienza hanno partecipato dirigenti dell'ambasciata Usa, che hanno consegnato a Griner una lettera da parte di Biden, in risposta a quella che aveva mandato al presidente implorandolo di liberarla. «Per favore, non dimenticate me e gli altri detenuti americani», aveva scritto, dicendosi «terrorizzata all'idea di restare qui per sempre». «Non molleremo finché Brittney, Paul Whelan e tutti gli altri americani detenuti ingiustamente non saranno riuniti con le loro famiglie», ha twittato il segretario di stato Usa Antony Blinken. Un impegno ribadito anche dal commander in chief, che mercoledì insieme alla sua vice Kamala Harris ha telefonato alla moglie, Cherelle Griner. «Bisogna riportarla a casa, ha detto che ha paura, è una donna afroamericana e gay in una cella russa, se fosse stato Lebron James sarebbe già stato liberato», ha incalzato la coach della sua squadra Vanessa Nygaard, accrescendo la pressione su Biden.
Probabile un futuro scambio di prigionieri, come quello di aprile tra l'ex marine Usa Trevor Reed, condannato a nove anni da Mosca per l'aggressione a due agenti, e il pilota russo Konstatin Yaroshenko, che stava scontando negli Usa una pena di 20 anni per traffico di cocaina con le Farc colombiane.
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