Bufera sul portaborse assunto dalla Salis. "Esultò per le fiamme al fantoccio di Meloni"

Il centrodestra chiede un passo indietro per Tombolini. L'eurodeputata visita San Vittore: "Un mondo senza carceri"

Bufera sul portaborse assunto dalla Salis. "Esultò per le fiamme al fantoccio di Meloni"
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La memoria social è peggio di quella degli elefanti. E i post che si pensavano sepolti dalla schiuma del web riemergono per colpire a distanza di mesi, di anni, di lustri. Pochi giorni fa è toccato ad un'assessora nominata al mattino dal neo-sindaco di Bari, il dem Vito Leccese, e poi dimissionata al tramonto causa pregresse intemperanze telematiche contro il Papa «anziano molesto» e quegli «inutili parassiti» dei capi di Stato e di governo del G7. Oggi tocca a Ilaria Salis, con mezzo centrodestra che insorge chiedendo le dimissioni del suo neo-collaboratore al Parlamento Europeo, Mattia Tombolini. Amico e supporter dell'eurodeputata, animatore della casa editrice Momo, che ha pubblicato il volume di Zero Calcare proprio sul caso Salis, e autore di libri satirici («Vecchi di merda») o seriosi (come la biografia dell'editore e aspirante terrorista Giangiacomo Feltrinelli). Nonché fiero militante della sinistra «antagonista», dal centro sociale romano Alexis alle recenti agitazioni pro-pal. Nonché condannato per diffamazione a 4 mesi (pena sospesa) per aver dato del «fascista xenofobo» al sindaco Fdi di Casperia, che aveva evocato le teorie del complotto sulla «sostituzione etnica».

Pietra dello scandalo, anche qui, alcuni post: il più discusso risale a febbraio, quando Tombolini ha ripostato il video del tradizionale «rogo del bamboccio» del Carnevale anticlericale di Poggio Mirteto (Rieti). Un fantoccio in fiamme con le sembianze di Giorgia Meloni (ma in passato era toccato a Berlusconi, Renzi, Brunetta, Gentiloni), e una colorita didascalia: «Brucia, stronza». A chi protestava per la suggestione un po' violenta, Tombolini rispondeva sdrammatizzando: «É violenza bruciare il bamboccio di Carnevale? Si fa dal 1861 a Poggio Mirteto, sono stati bruciati tutti i politici, i papi etc. Ora con Meloni diventa una violenza indicibile? Eddaje, su». Poi ne spunta un altro, assai più stagionato: 2011, foto di un agente in divisa a terra picchiato da tizi armati di bastone e replica del futuro assistente di Salis a chi gli chiede: «Ti piace questa?»: «Beh, mi affascina in qualche modo la Banda Bellini», con riferimento al bellicoso gruppo di servizio d'ordine, armato di stalin (la versione comunista del manganello fascista), degli anni 70 milanesi, specializzato in scontri con gli «sbirri».

Apriti cielo: da Fdi e Lega parte una raffica di condanne, denunce, richieste di rimozione. «La sinistra mostra il suo vero volto», tuona il sottosegretario Andrea Delmastro. Salis «gira il mondo per sfondare le teste a chi la pensa diversamente, è normale che il suo collaboratore sia tale perché inneggia alle bastonate alla polizia». Reclama il capogruppo Fdi Tommaso Foti: «Bonelli e Fratoianni, sponsor politici della Salis, chiedano al suo collaboratore di dimettersi dall'incarico». Rincara l'europarlamentare Carlo Fidanza: «Abbiano la coerenza di 'fare pulizia' a casa loro licenziando, espellendo, condannando gli estremisti». Tace Ilaria Salis, reduce da una visita a San Vittore dove ha denunciato il «terribile sovraffollamento» che affligge l'istituto milanese, la carenza di spazio, il caldo infernale e auspicato «una società che non ha più bisogno di carceri». Del resto Tombolini è uno di quelli che, dal carcere (ungherese), ha contribuito a farla uscire.

Senza nascondere lo scarso entusiasmo per chi la candidava: «A molti di noi fa male la mano a pensare di votare per un simbolo che tiene dentro personaggi che vorremmo tanto veder lavorare per una volta in vita loro», fu il suo pubblico appello. Ma «si può far arrivare il voto a Ilaria senza votare nessuno di quegli squali», e del resto «è l'unico modo per tirarla fuori da lì».

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