C'è già un'epidemia di buonismo. Così il 2021 sarà peggio del 2020

Dalla preghiera conclusa con a-woman alla pasta fascista. Il 2021 si apre con un boom di perle radical chic

C'è già un'epidemia di buonismo. Così il 2021 sarà peggio del 2020

Uno dice: è finito il 2020, peggio di così il 2021 non potrà mica andare. E invece non fai in tempo a vivere dieci benedetti giorni di questo nuovo anno che ti viene il dubbio di esserti sbagliato. In poco più di una settimana abbiamo capito che i radical chic non ci lasceranno mica vivere in pace i prossimi 365 giorni. Provate a pensare. Nel mondo imperversa il Covid, gli Usa ribollono di rabbia, non abbiamo ancora sradicato la fame nel mondo e i perbenisti benpensati s’accalcano per censurare capolavori come Grease, boicottano pacchi di pasta dal sapore littorio, s’azzuffano per garantire la corsia Lgbtq+ durante le vaccinazioni.

Partiamo dagli Stati Uniti d’America. Nei giorni scorsi un deputato democratico di colore ha recitato una preghiera al Congresso. Nulla di strano, se non fosse che alla fine dell’orazione ha concluso con “amen e a-woman”, nell’intento di rispettare la neutralità di genere. Ora, il buon Emanuel Cleaver, che di mestiere fa il pastore protestante oltre che il deputato, dovrebbe sapere che “amen” non è una parola inglese, bensì ebraica, e che con il genere non ha nulla a che fare. Ma soprattutto dovrebbe sapere che anche le folli lotte ideologiche hanno un limite: il limite del ridicolo.

Il bello, o il brutto, è che tutto questo non ci sorprende neppure più. Siamo condannati a sentire stupidaggini del tipo di “awoman”, così come le richieste del “Partito gay - solidale, ambientalista, liberale”. In questi giorni di vaccinazioni anti Covid a Bologna è stato allestito un padiglione apposito alla Fiera cittadina. Per regolare il traffico gli organizzatori hanno giustamente pensato di dividere le file tra donne e uomini. Logico e basilare. Per il partito gay però si tratta di discriminazione. “Non ci è ben chiaro - hanno scritto su Fb - per quale motivo (…) ci debba essere una suddivisione in base al sesso anagrafico”. Perché non usare l’ordine alfabetico o il colore dei capelli? Gli attivisti credono che la divisione in “uomini” e “donne” imponga una “barriera alle persone transgender e non binarie”. “In un paese come l’Italia che prevede un lungo iter in Tribunale per accedere alla rettifica anagrafica, molte persone non sono in possesso di un documento che rispecchia la propria identità di genere. Questo, infatti, costringerebbe le persone trans* a un coming out forzato in ambienti non preparati, non accoglienti e violerebbe, inoltre, il diritto alla privacy”. La polemica è talmente surreale che, sinceramente, si fa fatica pure a commentarla. Ai posteri l’ardua sentenza.

Costretti a sorbirci il coronavirus fino al prossimo Natale, speravamo che almeno il politicamente corretto ci lasciasse un po’ di tregua. Invece nel pieno delle feste il più acceso dei dibattiti si è svolto intorno al nome di un tipo di pasta. Se vi piacciono le Abissine rigate, sappiate che rischiate l’apologia di fascismo. Lo stesso dicasi per le “Tirpoline”, le “Bengasine” le “Mafaldine”. I perbenisti si sono scandalizzati, costringendo l’azienda alla fine a ricorrere a nomi meno mussoliniani tipo “farfalline”, “conchiglie” e via dicendo. Ci rendiamo conto di dove siamo arrivati? Mica sarà colpa loro se in quegli anni la pasta la chiamavano così, no? La storia va studiata, capita, non boicottata.

Invece boicottare piace. Piace far cadere la mannaia buonista sui film chissà per quale motivo ritenuti misogni, sessisti e omofobi come Grease.

Piace inventarsi parole come a-woman in nome delle stupidaggini radical chic. E piace pure aizzare la polemica per una banale fila divisa tra maschi e femmine. Il 2020 ha fatto schifo. Ma se il 2021 inizia così, forse è meglio tornare indietro.

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