A pagare il prezzo delle faide interne al Pd saranno i cittadini calabresi. Gli anni del governatore Mario Oliverio rischiano di essere ricordati come quelli degli sprechi. Negli ultimi cinque anni, il Pd al governo della Regione ha ripristinato i vitalizi (rinominati 'indennità differite' e già aboliti nella scorsa legislatura), eliminato il dimezzamento degli stipendi dei manager imposto dalla spending review del 2015 (la nuova legge è stata impugnata davanti alla Consulta dal precedente governo Lega-5 stelle) e si è rifiutato di discutere la cosiddetta 'Taglia privilegi', la norma voluta dai grillini calabresi per ridurre i costi della politica.
Come se non bastasse, adesso i cittadini dovranno pagare di tasca loro i personalissimi progetti politici dello stesso Oliverio, che ha già convocato le primarie istituzionali per la scelta del candidato governatore, per un costo che potrebbe superare il milione di euro.
Il presidente della Regione è, ormai da mesi, in rotta di collisione con il suo partito, il Pd. Il segretario Nicola Zingaretti non vuole ricandidarlo alle prossime elezioni regionali e non intende nemmeno concedere le primarie, chieste a più riprese dal governatore.
Il motivo del niet si spiega facilmente: Zingaretti – come affermato più volte da responsabile pd del Mezzogiorno, Nicola Oddati, e dal commissario regionale, Stefano Graziano – vuole un “rinnovamento” radicale nel partito calabrese. Oliverio, inoltre, è diventato una figura imbarazzante a causa dei suoi problemi giudiziari. È indagato in tre diverse inchieste della Procura di Catanzaro. E tra le accuse c'è anche quella di corruzione.
Ma l'ostracismo romano trova parallelismi pure in Calabria, dove il Pd è totalmente spaccato: da una parte quelli che vorrebbero la ricandidatura di Oliverio, dall'altra tutti quei dirigenti che, invece, vedono di buon occhio il possibile accordo elettorale con il M5S. Un'intesa ancora lontana ma che, se dovesse concretizzarsi, relegherebbe Oliverio in un angolo, dal momento che i pentastellati calabresi, negli ultimi anni, lo hanno ripetutamente accusato di essere il principale responsabile dei disastri avvenuti in tutti i settori, a partire da quello della sanità. Non è un caso, infatti, che l'ex ministro della Salute, la grillina Giulia Grillo, abbia varato il “Decreto Calabria”, che – tra le altre misure – ha sottratto alla Regione il potere di nominare i manager delle Aziende sanitarie e ospedaliere.
Oliverio ha così deciso di dare un colpo di coda netto e di sfidare apertamente il suo partito. A un costo che, tuttavia, si abbatterà sulle tasche dei calabresi. Giovedì il governatore ha indetto le primarie istituzionali per il prossimo 20 ottobre. Questo tipo di consultazioni, in Calabria, è regolamentato da una legge, la 25 del 2009, mai attuata fino a ora.
La norma prevede che il voto sia gestito dall'ufficio elettorale regionale, con i Comuni tenuti a garantire “il regolare svolgimento delle operazioni”. Oliverio, in politica da più di quarant'anni grazie a un consolidato bacino di voti, punta insomma ad assicurarsi una sorta di legittimazione popolare per poter rivendicare una candidatura, a prescindere dal volere di Zingaretti e del Pd.
A pagare le primarie sarà la Regione, ma il costo rimane tuttora incerto, visto che Oliverio non lo ha comunicato. Ma guai ad accusarlo di usare i soldi dei contribuenti per i propri scopi politici. Nell'ultima seduta del consiglio regionale, di fronte alle proteste dell'opposizione, ha espresso bene il suo pensiero: “Strano che forze politiche democratiche identifichino le primarie come sprechi”.
Il guaio, per Oliverio, è che questo voto è osteggiato dal suo stesso partito. “Siamo di fronte – ha commentato il commissario Graziano – all'ennesima forzatura del presidente uscente, che rischia di far pagare ai calabresi la sua ostinazione. Si stima, infatti, che in caso di svolgimento le primarie istituzionali costeranno oltre un milione di euro”.
Poi una nuova chiusura netta: “Ribadisco che per noi non ci sono le condizioni per il ricorso alle primarie. Serve lealtà e responsabilità e non una conta che rischia soltanto di aumentare le spaccature esistenti all'interno del partito”.Oliverio sembra deciso ad andare avanti comunque. Tanto a pagare non sarà certo lui.
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