L'ex Terzo Polo, progetto centristra presto infrantosi contro lo scoglio delle incompatibilità caratteriali tra i suoi leader, viene ormai raccontato come la hall di una stazione ferroviaria. Gente che va, gente che viene, gente con le valigie in mano, gente che cerca un taxi (impresa come è noto senza alcuna speranza, nella realtà italiana) per allontanarsi in fretta. Dopo la fase espansiva, durante la quale Matteo Renzi si divertiva ad annunciare di aver arruolato oggi un parlamentare e domani un dirigente regionale di Calenda, facendolo andare su tutte le furie, ora è proprio la creatura renziana «Italia viva» a subire lo stress di possibili addii eccellenti. I nomi dati in rotta di collisione con il leader carismatico sono pesanti: la ex ministra Elena Bonetti, l'ex capogruppo Pd nonché primo coordinatore nazionale di Iv Ettore Rosato. Entrambi dati in uscita da Italia viva, con destinazione Azione la prima e Forza Italia il secondo. Ma non sono gli unici dirigenti dati in sofferenza: si fa notare come ormai da mesi l'altra ministra renziana Teresa Bellanova (protagonista insieme a Bonetti della crisi del governo Conte 2 che aprì le porte all'arrivo di Draghi) si sia defilata dalla scena: «Mi interessa far politica, non la dama di compagnia». Anche Luigi Marattin, brillante economista ed ex presidente della commissione Bilancio, non ha nascosto la sua critica al leader quando all'assemblea nazionale di inizio giugno Renzi tirò fuori dal cappello la nomina a coordinatrice nazionale di Raffaella Paita, già capogruppo in Senato, «senza possibilità di discussione né informazione preventiva». Renzi, raccontano da Iv, si è adoperato per ricucire con Marattin, che nel futuro congresso di Iv potrebbe candidarsi alla segreteria in contrapposizione alla renziana Paita.
Rosato, politico di lunga esperienza e di ampie relazioni, che ha un ottimo rapporto personale con Antonio Tajani, si limita a liquidare con un'alzata di spalle le voci sulla sua prossima uscita in direzione Fi: «Tutte balle». Nei giorni scorsi ha lasciato che fosse l'ufficio stampa di Iv a definirle prive di ogni fondamento, ma in questi mesi ha più volte lasciato trapelare il proprio crescente malcontento sulla gestione della trattativa fallita per il Terzo Polo e del partito.
Elena Bonetti invece smentisce apertamente di essere in uscita verso il centrodestra: «Non passo a Forza Italia, il mio progetto politico è chiaro, ed è di fare il centro, e Fi non ha questo obiettivo». In privato definisce quelle voci «fuoco amico», alimentato per «minare la credibilità di chi dissente». Bonetti è assiduamente corteggiata dai dirigenti di Azione (Gelmini, Richetti, lo stesso Calenda) che sono pronti ad accoglierla in caso di rottura con il partito renziano. E la sua annunciata partecipazione alla manifestazione promossa a Napoli da Elly Schlein contro la riforma Calderoli sull'autonomia, in questo fine settimana, è il segnale - fa capire Bonetti - della sua intenzione di restare nel centrosinistra.
Per Calenda un suo passaggio dalle file di Iv alle sue sarebbe ovviamente gradito: un modo per dimostrare che Azione ha ancora una sua capacità attrattiva e per rendere la pariglia a Renzi, dopo i «furti» di dirigenti subiti. Proprio mentre deve difendere la «sua» presidente Mara Carfagna dalle sirene di chi vorrebbe farla rientrare con gli onori in Forza Italia: «Ma lei non ci pensa neanche», assicurano i calendiani.
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