Quella che si sta per aprire per Renzi è forse l'estate più calda da quando è a palazzo Chigi. Troppi i nervi scoperti del governo: le banche, il referendum, l'italicum e le fronde da affrontare ormai ogni giorno. Il premier non ha più la stessa libertà di manovra che aveva un anno fa. È stretto nella morsa del suo stesso partito che ormai delle indicazioni del premier-segretario fa a meno e che di fatto ormai viaggia per conto suo guidato in silenzio dalla "Ditta". Mai nessuno, prima di questa estate aveva messo in dubbio il doppio incarico da segretario e da premier dell'ex sindaco di Firenze. Adesso Renzi viene vissuto da buona parte del Pd come una presenza ingombrante che fa perdere consensi. E così già alla direzione di qualche giorno fa, la minoranza dem ha fatto capire chiaramente di essersi posizionata sul fronte del no e dunque in aperta opposzione col premier sul voto di autunno. Ma a far tremare Renzi è di certo la posizione dei suoi parlamentari su un altro fronte caldissimo, quello dell'Italicum.
Un sondaggio del Corriere della Sera sui parlamentari dem fotografa bene la situazione: su 181 onorevoli che hanno risposto, il 62% chiede un nuovo sistema di voto o di modificare quello attuale. il messaggio è chiaro, l'Italicum va cambiato. Fra i deputati interpellati, solo 68 non hanno dubbi: "L’Italicum non si tocca. I motivi per cui l’abbiamo votato non cambiano. Sarebbe un segnale di cedimento nei confronti del nostro elettorato". E così Renzi è stato costretto ad una timida retromarcia. Durante il vertice Nato ha lasciato intendere che nel caso in cui in Parlamento si trovasse una maggioranza disposta a cambiare strada sull'Italicum, allora le porte per le modifiche si spalancherebbero. Un messaggio che ha subito mosso la fronda della "Ditta" che con Cuperlo fa sapere di "aver appreso in modo positivo il fatto che il premier restituisca al Parlamento l'opportunità di poter modificare la legge elettorale". Ed è su questa partita che Renzi si gioca la sua estate. Ma c'è un altro fronte che lo preoccupa, ed è quello del sistema bancario. Le banche italiane, una su tutte Mps, sono in prfonda crisi e dall'europa per il momento non sono arrivati segnali confortanti per una soluzione rapida della situazione. L'Economist solo qualche giorno fa aveva avvisato il premier che la prossima tessera che rischia di cadere in Europa è proprio quella dell'Italia esposta con i problemi degli istituti di credito a pericolose speculazioni che potrebbero aggravare ulteriormente la crisi. Renzi per il momento resta alla finestra.
La sensazione è che il premier sia ormai alla frutta e che provi ad alzare la voce solo per effetto scenico più che per una reale strategia di leadership. Dentro il Pd in tanti cominciano a mettere i piedi fuori dalla barca renziana e pian piano il premier resterà solo al timone prima di affondare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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