Carlo Calenda ammette la sconfitta. Azione si ferma al 3,35 e non raggiunge il quorum (4%) per entrare al Parlamento europeo.
La disfatta dei macroniani italiana porta il volto della coppia Carlo Calenda- Matteo Renzi, che insieme avrebbero superato abbondantemente la soglia di sbarramento. Calenda, leader di Azione, resta a casa nella notte dello spoglio. E non si fa vedere alla sede del partito che guida. Il dato personale non è male: il leader di Azione raccolta 150mila voti di preferenze, mentre l'altro big in campo, Elena Bonetti, non supera i 35mila voti.
La miglior performance elettorale per Azione è nel Nord Ovest con il 3,78. A Milano la lista calendiana non va oltre il 5%. Alle elezioni Politiche aveva sfiorato il 20%. In Basilicata Calenda, grazie a Marcello Pittella, sfiora il 10%. È l'unica luce in una notte nera.
L'ex ministro però ora guarda avanti e lancia la costituente dei riformisti: «Si può cadere ma ci si rialza e si continua a combattere. Quello che conta è il coraggio di continuare, lo faremo aprendo una grande costituente dei riformisti, da domani come ieri» dice in conferenza stampa.
«Le europee - spiega Calenda segnano «una dura sconfitta che non ci aspettavamo. Avevamo una lista di candidati straordinaria, la migliore in termini di competenze tecniche che mai sia stata fatta, non è stato sufficiente perché c'è una violentissima polarizzazione che prescinde da ogni altra considerazione. Sono i risultati di Vannacci, Salis, della Francia e della Germania. C'è un'onda forte e potente e Azione è nata per contrastarla.
Rimarranno macerie se si andrà avanti così».Sul futuro, il capo di Azione mette le mani avanti: «Io sono aperto al dialogo, ma, pagando, su quali valori ci può essere? Se si deve abbandonare l'Ucraina noi non ci staremo mai».
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