Servirà tempo, per capire nel dettaglio cosa è accaduto al deposito Eni di Calenzano ormai oltre una settimana fa, quel lunedì mattina quando una violenta esplosione alla pensilina di scarico carburante ha provocato la morte di cinque persone e il ferimento di altre 26. Al termine del sopralluogo tecnico di ieri alla struttura, la Procura di Prato ha concesso due mesi di tempo ai consulenti incaricati di consegnare una relazione sullo stato del deposito: a cercare di far luce sulla tragedia saranno i periti Roberto Vassale e Renzo Cabrino, esperti di esplosivi che in carriera hanno indagato anche sulla strage di Capaci. Per i prossimi 60 giorni l'impianto resterà quindi sotto sequestro per dar modo agli esperti di redigere una relazione tecnica, così come interrotte rimarranno tutte le attività di approvvigionamento, stoccaggio e distribuzione di carburanti e altri prodotti petroliferi gestiti dall'Eni.
La procura ha organizzato il lavoro dei consulenti suddividendolo in due collegi distinti, uno formato dagli specialisti di esplosivi (due professionisti), l'altro da tecnici esperti di impianti industriali e di sicurezza sul lavoro (quattro periti). Per almeno due ore gli inquirenti e gli esperti della Procura di Prato, guidata dal procuratore capo Luca Testaroli, hanno proceduto alle analisi nell'area dell'esplosione, accompagnati dai vigili del fuoco e dal nucleo investigativo dei carabinieri di Firenze. In particolare, la magistratura che si avvale anche di consulenti esperti di impiantistica strutturale, ingegneria civile e di norme sulla sicurezza del lavoro cerca risposte su cosa possa aver provocato lo scoppio e come sia stato originato l'innesco. Resta da scogliere un nodo cruciale, ossia se i lavori di manutenzione all'impianto potevano essere svolti in contemporanea al carico di carburante nelle autocisterne. Al sopralluogo era presente anche il sindaco di Calenzano, Giuseppe Carovani, e l'intera giunta: «A una settimana dalla tragedia spiega - siamo venuti a commemorare le vittime e seguire il sopralluogo della procura. Intendiamo rivedere la situazione dal punto di vista urbanistico, perché questo impianto non ci sembra compatibile col contesto circostante. Apriremo un tavolo per porre questo tema sia ad Eni sia al governo. Questo impianto potrebbe essere riconvertito a un hub delle energie rinnovabili». Il primo cittadino punta l'indice sul fatto che «l'ultimo aggiornamento del piano di emergenza esterno del deposito Eni risale al 2021, poi c'era un aggiornamento in corso. Da ciò che so Eni aveva già proposto l'aggiornamento, che era in corso di valutazione» prosegue Carovani sul piano di protezione civile per il sito. Dal canto suo, il presidente di Confindustria Toscana, Maurizio Bigazzi, afferma che «Eni parteciperà totalmente al rimborso dei danni. Ci stiamo muovendo per capire quanti danni hanno subito le imprese in modo da attivarsi per ricevere subito gli indennizzi. Il deposito serve il Centro Italia e deve essere ubicato accanto alle vie di grande comunicazione» ha aggiunto, replicando alle voci di uno smantellamento.
Oggi, invece, a Calenzano arriverà una delegazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e
sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, composta dal presidente Tino Magni (Avs), dalla vicepresidente Susanna Camusso (Pd) e da Paola Mancini (FdI), che poi si trasferirà a Prato per incontrare il procuratore capo Tescaroli.
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