Gli esorcismi di Francesco. «Sono vivo, sai, e non ho avuto paura», dice al cronista che lo intercetta mentre appoggiandosi al bastone lascia il Policlinico Gemelli per Santa Marta. Un'immagine che potrebbe suscitare tenerezza, ma in realtà Bergoglio sembra fare gli scongiuri, alla sua maniera, e nello stesso tempo manda un messaggio chiaro ai corvi che volteggiano sotto il Cupolone: «Sono sempre qua». Agenda di nuovo stracolma, incontri di lavoro, i riti della Pasqua, nomine a riempire un vuoto che è durato il tempo di uno spavento.
Certo, l'età avanzata e la crisi cardiaca hanno riacceso il dibattito che non si è mai interrotto su quel che sarà: si dimette? Non si dimette? Rinuncia? Le fronde varie e gli insofferenti sono serviti: il Papa, che pure su questi temi incandescenti ha dato via via risposte oscillanti e non sempre nette, ora lancia a scettici e scontenti un avvertimento dei suoi, sul filo di un'ironia a tratti ruvida come il suo carattere: non è il momento per immaginare fughe in avanti. Bergoglio c'è e decide di presiedere le liturgie della Settimana Santa, il periodo più importante dell'anno; in un sabato che dovrebbe essere di convalescenza eccolo a colloquio con il cardinale Marc Ouellet e intanto le agenzie annunciano due nuovi nomi nella geografia della Chiesa universale: sarà Francisco José Prieto Fernàndez il nuovo vescovo di Santiago de Compostela, suor Helen Alford sarà la presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali. «Mi viene in mente una cosa che mi ha detto un vecchietto più vecchio di me - continua lui, riprendendo con tono enigmatico la partita a scacchi col destino - la morte l'ho vista venire, è brutta eh».
Forse anche Francesco per un attimo l'ha sentita più vicina, ma se ne parla è perché l'ha di nuovo allontanata e le parole sono una battuta ma anche un segnale di forza.
Massimo Franco sul Corriere della sera parla di un conclave senza conclave, delle eterne manovre di chi trama dentro il Vaticano. Inevitabile che dubbiosi e anti si rimettano all'opera davanti ai segni della fragilità, ma non è nemmeno il caso di calcare una realtà dai contorni in verità più sfumati. «Molti cardinali - confida un vescovo al Giornale - non si conoscono fra di loro, per la semplice ragione che vengono dai quattro angoli della terra. Hanno rapporti con Francesco, ma fra di loro hanno poca consuetudine».
C'è una Chiesa frammentata che non è necessariamente, come la raccontano i media, contro Bergoglio, ma semmai è disorientata, impigliata nelle suggestioni della contemporaneità affrontata talvolta con una fede ridotta ad ancella del pensiero dominante. «C'è una certa stanchezza - prosegue il porporato - perché in questi dieci anni di pontificato non si sono sciolti alcuni nodi e questo pesa», forse anche più di quel che si pensa.
Insomma, è questa la grande sfida, al di là dei complotti e delle cordate, talvolta più verosimili che reali ma sempre efficaci sul piano della narrazione. La Chiesa, particolarmente quella occidentale, combatte una grande battaglia per non finire nel limbo dell'irrilevanza, come una pia agenzia caritativa. È su questo versante che si attende ancora il magistero di Bergoglio che pure ha sempre sottolineato il punto essenziale, l'avvenimento di Cristo, caposaldo di un mondo, di una cultura e di un'umanità nuovi. Ecco l'abbraccio, non sentimentale ma colmo di compassione, alla donna che ha perso un figlio. Ecco la messa del Giovedì santo in un carcere minorile. Con la stessa commozione profonda che duemila anni fa Cristo portava aggirandosi per le strade della Palestina.
È qui, su questa capacità di attrattiva di un avvenimento irriducibile, non degradabile a ideologia o dottrina, che si gioca il domani della Chiesa, più che sulla frattura, che pure c'è, fra conservatori e progressisti. Certo, l'equilibrio che si era creato dopo la morte di papa Ratzinger si è rotto di nuovo. Ma passata la paura, Bergoglio non ha alcuna intenzione, almeno per ora, di abdicare.
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