Cambia il vento per Renzi: cresce il partito dei delusi

Dai messaggi sibillini di Marchionne alle critiche aperte di Della Valle si allarga il fronte di chi ormai è insofferente al premier

Cambia il vento per Renzi: cresce il partito dei delusi

Nella ipotesi più benevola, una ventata antigovernativa favorita dai pessimi indicatori dell'economia e da episodi poco felici, tipo quello del gelato nel cortile di Palazzo Chigi. Nell'interpretazione peggiore, che in ambienti economici viene data come la più probabile, segnali chiarissimi di uno scaricamento precoce: il premier Matteo Renzi non convince più le imprese - poco importa la dimensione e la tipologia - preoccupate per assenza di strategia nell'azione del governo. Un'aria che dovrebbe allarmare il presidente del Consiglio più delle copertine dell' Economist , anche perché assomiglia pericolosamente a quella che buttò giù i due predecessori.

Nel giro di pochi giorni sono arrivati due o tre messaggi inequivocabili rivolti a Palazzo Chigi. Dal Meeting di Rimini ne sono partiti sicuramente due. Il primo è quello del presidente di Confindustria Squinzi. «Non dobbiamo aspettarci miracoli, non avremo una crescita rapida nei prossimi anni. Per questo serve una prospettiva, noi siamo pronti a fare questi sacrifici». E ancora: «Bisogna che i nostri sacrifici abbiamo una prospettiva di medio lungo termine perché non dobbiamo illuderci che avremmo una crescita». Appello pacatissimo a fare qualcosa, comprese scelte difficili, rivolto a tutta la classe dirigente, che però sembra ritagliato su misura del premier.

Tagliando negativo a un esecutivo che eccede in ottimismo e non fa abbastanza. Non con lo Sblocca Italia, provvedimento buono ma molto simile alle accelerazioni sulle grandi opere dei precedenti governi. Tanto meno con gli ottanta euro in busta paga, che sono sembrati un regalo elettorale fuori tempo. Persino Confcommercio, generalmente prudente e rappresentante di una categoria che ha tutto da guadagnare da una ripresa dei consumi, ha detto apertamente che il bonus, non è servito e ha condiviso Squinzi sulla necessità «di una scossa e di una visione di lungo termine».

Ieri, sempre dal Meeting di Cl, Sergio Marchionne ha speso poche parole per una difesa d'ufficio del premier. «L'ho incoraggiato a proseguire nel suo programma riformatore senza curarsi del clamore e degli attacchi. La sua missione è molto più importante della polvere sollevata dagli oppositori». Ma poi ha messo il governo Renzi sullo stesso piano piano dei precedenti esecutivi. «La verità - sono parole di Marchionne - è che finora chiunque abbia guidato il Paese, si è scontrato con un muro di gomma ed è stato costretto a svolgere un ruolo amministrativo». L'azione del rottamatore rischia quindi di finire tra le «iniziative che sono partite bene e poi sono sfociate in una gara al ribasso con l'obiettivo di toccare meno interessi possibili». Anche quella del numero uno di Fiat e Chrysler, insomma, sembra molto una bocciatura. «Non sopporto più di vedere gente con il gelato, barchette e cavolate. Voglio essere orgoglioso di essere italiano, di poter dire che siamo veramente bravi». Insomma, a Marchionne non è piaciuta la copertina dell'Economist, alla quale lui non avrebbe risposto, ma nemmeno lo show di Renzi.

Bocciature che non chiudono la porta del tutto e sono rivolte, sicuramente al capo del governo, ma anche a un sistema politico che non funziona. Sotto traccia non mancano però ex entusiasti diventati anti premier-rottamatore. Esplicita la bocciatura di Diego della Valle, ex sponsor che già da qualche mese non risparmia critiche al premier.

Meno esplicito un nuovo cambio di linea di Carlo De Benedetti. Prima contrario al rottamatore, poi suo sponsor infine, da qualche giorno, rigorosamente fuori dai riflettori, tessera numero uno del partito dei delusi dal rottamatore.

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