Il governatore Vincenzo De Luca, conosciuto a Salerno come il ‘sindaco sceriffo’, mai si sarebbe aspettato di subire una sconfitta simile proprio nel suo ‘feudo’. È vero che suo figlio, Piero De Luca, travolto dall’inchiesta di Fanpage, è stato eletto ugualmente grazie al paracadute del plurinominale ma fa comunque un certo effetto vedere il Pd perdere, a Salerno città, ben 10 punti percentuali in cinque anni.
Salerno, il caso De Luca e la perdita di un feudo
Qui martedì si terrà la riunione del circolo per effettuare "un'analisi del voto su Salerno città – spiega all’Agi il coordinatore Dario Greco - consci che bisogna ricominciare dal territorio e riconquistare la fiducia che evidentemente è mancata". Dopo il voto del 4 marzo, "abbiamo ricevuto telefonate di persone che vogliono iscriversi al partito e che verranno già alla riunione del 20 marzo”, racconta l’esponente locale dei dem che rivela l’esistenza di un gruppo WhatsApp per gli iscritti che, ora, vanta 70 membri. "Siamo in riunione permanente", commenta qualcuno, mentre altri dicono che la politica non si fa "nel chiuso dei circoli" e che si dovrebbe ripartire dai cittadini e non dai militanti. "L'elettorato - dice un ragazzo - si è allontanato dai partiti tradizionali. La sconfitta è dei partiti tradizionali, nei quali le persone non si riconoscono più". Lavoro, sicurezza e immigrazione sono i temi che maggiormente hanno determinato il boom di consensi per i leghisti e i grillini. I primi sono passati dai 59 voti del 2013 agli attuali 3.923, mentre i secondi da 18.958 a circa 30.000."Mettiamoli alla prova, non è il caso di tornare al voto. Non è detto che siamo sempre noi i più bravi", dice Nico Mazzeo, coordinatore del circolo Pd di Salerno Pastena che vanta circa 700 iscritti ed è intitolato ad Angelo Vassallo, anche se il figlio del sindaco pescatore di Pollica ucciso nel 2010 ha chiesto che venga rimosso il nome del padre. Al momento "Siamo un circolo virtuale", spiega Mazzeo che invita"rimboccarci le maniche tutti" in assenza di una sede fisica. Una militante è convinta che"le batoste servano per ripartire, come fatto nel 2008". Anche Maria Rosaria Quagli, coordinatrice del circolo della zona orientale di Salerno, prende atto della debaclè:"È stata dura. Il risultato l'avevamo subodorato, ma non pensavamo fosse così drastico”.
Il tracollo del Pd a Pomigliano d’Arco
A Pomigliano d’Arco, città natale di Luigi Di Maio (che ha stravinto il collegio con il 63%), il Pd si è fermato all’11,43% e, ora, studia come ripartire."Serve il coraggio per riprendere in mano le nostre sorti e tornare a fare il Pd – dice un impiegato di 52 anni, iscritto al circolo di Pomigliano - c'è una doppia montagna da scalare, essere davvero una comunità e tornare a occuparci davvero dei problemi della gente. Le assemblee potranno servire a ritrovare unità, purché non si trasformino in una resa dei conti tra bande". Il pensiero va a quanto accaduto ad Ercolano, nell'assemblea del Pd metropolitano di Napoli:"Uno spettacolo deprimente, ci si insulta con il morto in casa - commenta un avvocato e militante dem di 40 anni - o si prende consapevolezza del momento drammatico o non si va da nessuna parte. Bene le assemblee, torniamo a parlarci e a parlare con la base, ma facciamolo con umiltà e responsabilità".
Un commercialista 60enne confida nel neosegretario Maurizio Martina, perché "ripartire da assemblee dentro e fuori dai circoli significa tornare ad ascoltare, cosa che non facciamo da tempo". Ma"anche il sindacato, che faceva da tramite con questi mondi, ha perso rappresentanza tra i lavoratori - aggiunge - e a volte è un impedimento. Da militante di lungo corso resto ottimista perché di sconfitte ne ho vissute tante, ma questa è una batosta forte”. “Se nelle periferie oggi prendiamo meno voti degli iscritti vuole dire il lavoro da fare è tanto”, sottolinea con grande amarezza. Da novembre Enzo Romano è il nuovo segretario del Pd di Pomigliano che ha programmato per oggi l'assemblea di circolo: "In un partito in cui spesso prevale lo scontro personale o tra gruppi - dice - questo strumento potrebbe essere un boomerang, ma è pur sempre un punto di partenza. Piuttosto le aprirei il più possibile alla città e mi piacerebbe se i dirigenti locali e nazionali partecipassero per dare un segno tangibile del partito che si rialza partendo dalla base”.
“Qui – conclude - il terremoto arriva da lontano, anche prima del Jobs Act. Ora togliamo le macerie e ricominciamo da tre punti: la presenza, la credibilità e la discussione sui temi del territorio come il lavoro e l'ambiente".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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