Emmanuel Macron dice ai suoi d'essere «sollevato». La Francia ha un premier dopo 51 giorni di stand by. E le destre un nuovo baricentro. Un po' agée, 73 anni. E per questo (nel cinismo della politica) considerato innocuo almeno da chi, dentro la destra neogollista, ha ambizioni presidenziali. Michel Barnier, che dei neogollisti fa parte, non fa ombra a nessuno nei Républicains. E all'insegna di quanto promesso nel discorso di insediamento in cui si è impegnato «ad agire più che parlare» (dopo che l'uscente Attal nel passaggio di consegne aveva parlato per 15 minuti), ieri Barnier ha aperto il «cantiere» per scrivere il suo programma di governo.
Via alle sue consultazioni, dunque. Macron si è affrettato a far sapere di non voler interferire. Né ora né avanti. Ha indicato un cambio di approccio: niente più consiglieri condivisi tra Eliseo e Matignon e nessun rappresentante del capo dello Stato alle riunioni interministeriali. Il presidente sembra insomma voler lasciare mani libere a Barnier, anche per scrollarsi di dosso l'accusa scagliatagli contro dal tribuno della gauche, Mélenchon: d'aver stretto un'alleanza ideologica con le destre.
Libération titolava ieri: Barnier, «approvato da Marine Le Pen», in passato accusato d'aver copiato il programma per le primarie di partito su immigrazione e sicurezza proprio dal Rn. Espulsioni più facili, riforma del diritto d'asilo. Ieri è stato ricevuto da Macron. Poi in tv. Nel mezzo, ha incontrato i potenziali alleati: i Républicains di cui è espressione, che sono però solo 47 in Assemblée; poi i macroniani, capeggiati da Attal, 99 deputati. Toccherà poi ai centristi e domenica si chiude con la piccola destra macroniana di Philippe.
Indicando Barnier, la nota dell'Eliseo ha chiarito che non sarà «coabitazione» ma «coesistenza esigente». E ieri i neogollisti hanno avuto rassicurazioni da Barnier «sull'indipendenza» d'azione rispetto all'Eliseo in nome dell'art. 20 della Costituzione. Il premier è atteso ora alla prova della coerenza. Allargare quanto possibile. Ma c'è un governo da costruire. Neogollisti dentro e quasi certamente macroniani (con facce nuove). Non i lepenisti, che si godono lo spettacolo con i pop corn, pronti semmai a votare Sì a singoli provvedimenti. Governo non prima di 7-10 giorni. Poi la fiducia in Aula.
Barnier può aspirare a una maggioranza attorno ai 213 deputati. Con «umiltà», ma con la saggezza «che danno i capelli bianchi», ha promesso «cambiamenti e rotture». Macron teme che i poteri garantiti al premier possano sbalzare a destra il suo mandato. O forse ci spera vista l'aria che tira in Europa e alle urne. Elabe registra neutralità positiva nei confronti della nomina: buona cosa per il 40 per cento dei francesi.
Tre su quattro (74 per cento) ritengono però che Macron non abbia tenuto conto del voto che due mesi fa ha piazzato il fronte della gauche in testa. Oggi la «marcia contro il coup de force di Macron» indetta dall'estrema sinistra. Presenti anche gli ecologisti. Ma secondo gli 007 non c'è da attendersi la Rivoluzione nelle strade di Parigi.
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