Ancora no alle messe e alle altre celebrazioni religiose. Una decisione arbitraria e inaccettabile per la Conferenza Episcopale. Il premier Giuseppe Conte ha appena finito il suo intervento e subito i vescovi rendono pubblica la loro durissima reazione e accusano il governo di aver violato la libertà di culto. La Chiesa, avvertono, «esige di riprendere la sua attività pastorale». In serata Palazzo Chigi, travolto dalle critiche, si limita a «prendere atto» e a rimandare alla definizione di protocolli «dei prossimi giorni» per garantire la massima partecipazione dei fedeli. La decisione era stata criticata duramente anche dal ministro per la Famiglia Elena Bonetti: «In sicurezza si potrà visitare un museo ma non si può celebrare una funzione religiosa? Questa decisione è incomprensibile. Va cambiata», scrive su Twitter. E Gualtiero Bassetti, presidente della Cei aveva insistito sulla necessità di «riprendere la celebrazione dell'Eucarestia e di tutti gli altri sacramenti, naturalmente seguendo quelle misure necessarie a garantire la sicurezza». Per il comitato scientifico e per Conte, invece, il via libera era soltanto per i funerali. L'impossibilità di dare un ultimo saluto ai propri cari è stato uno degli aspetti più drammatici dell'emergenza. Dal 4 maggio «consentiamo la partecipazione ai parenti più prossimi sino a un massimo di 15 persone - indica il premier - la funzione deve essere celebrata all'aperto e vanno indossate le mascherine rispettando le misure distanziamento.
Parliamo anche qui di un diritto fondamentale come la libertà di culto, e comprendo perfettamente la sofferenza che tutto questo procura, ma per ulteriori aperture dobbiamo interloquire con comitato tecnico scientifico e confezionare un rigoroso pacchetto di prescrizioni nelle prossime settimane per allargare il via libera ad altre cerimonie».
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