«Il governo del Venezuela deve fermare immediatamente la crescente repressione che sta scuotendo il paese dalle elezioni presidenziali del 28 luglio, e indagare a fondo sulla valanga di gravi violazioni dei diritti umani che si stanno verificando». Questo ha scritto ieri la Missione d'inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite sul paese sudamericano. Per l'Onu «le proteste di strada, così come sui social network, nelle settimane successive alle elezioni, hanno aperto la strada a una feroce repressione da parte della macchina statale, diretta dalle sue massime autorità, creando un clima di paura diffuso». L'Onu ha registrato 23 morti, la stragrande maggioranza per colpi di arma da fuoco, tra il 28 luglio e l'8 agosto scorso, un numero destinato ad aumentare.
Le Nazioni Unite, che già prima delle presidenziali stavano indagando su casi gravi di sparizioni forzate di oppositori politici e persone percepite dal regime come nemiche, oggi ha visto questi casi aumentare enormemente. Sono infatti già oltre 500 le denunce attendibili di gravi violazioni dei diritti umani, dagli arresti alla violenza sessuale, ricevute sino a ieri dal sito ad hoc approntato dalla Missione Onu il cui team di ricerca lavora 24 ore su 24 per verificarle. «Chi volesse fornire maggiori informazioni è pregato di farlo all'indirizzo pubblicato sul sito del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite», chiedono dal Palazzo di Vetro. Onu che, sempre ieri, ha confermato la frode elettorale del regime, definendo le presidenziali del 28 luglio una frode «senza precedenti in America latina».
Nonostante la pressione internazionale il regime di Maduro continua ad attaccare tutti meno quelli che sinora lo hanno riconosciuto, ovvero Cina, Russia, Iran, Siria, Cuba, Nicaragua, Bielorussia e Madagascar ed una schiera di sigle tra Potere al Popolo, la Rete dei Comunisti e il partito della Rifondazione Comunista.
Dopo Elon Musk (ed X), Tik Tok, il presidente argentino Milei, WhatsApp, l'Organizzazione degli Stati Americani, l'Unione Europea, sette governi latinoamericani e Signal, ieri Maduro ha attaccato ovviamente l'Onu, accusando tutti di «fascismo» e «complotto». La colpa secondo lui sarebbe tutta della leader dell'opposizione Maria Corina Machado che, «se davvero fosse l'autrice di un tale coordinamento meriterebbe ben più della presidenza del Venezuela», ironizza il giornalista in esilio Ewald Scharfenberg, del portale investigativo Armando.info.
Ironia a parte, sullo sfondo del Venezuela restano i fatti. E sono tragici. Sinora il regime ha arrestato per sua stessa ammissione oltre 2.500 persone che «quando detenute, vengono lasciate completamente indifese», confermano gli esperti dell'Onu. Sei i leader politici di opposizione sequestrati sinora.
Si tratta degli italo-venezuelani Williams Dávila, ex governatore di Merida e leader di Azione Democratica (AD), il cui figlio ieri al TG1 ha denunciato lo stato di salute «molto grave» e di Américo De Grazia, ex deputato simbolo della lotta contro Maduro, sequestrati rispettivamente l'8 ed il 7 agosto. Tre, invece, i giornalisti venezuelani portati via di cui più nulla si sa.
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