Panico: è il termine che meglio riassume il sentiment del Pd in queste ore. Ore drammatiche non solo per la valanga giudiziaria che - con tipico tempismo pre-elettorale - si sta scaricando su Bari e sulla regione Puglia dell'ineffabile ex pm Michele Emiliano, ma per il terremoto politico che si è scatenato nel tanto vagheggiato e inseguito «campo largo» ora in macerie, dopo che Giuseppe Conte ha mandato all'aria le primarie per il candidato a Bari. Il capo 5S, sulla pelle di un Pd sotto attacco, prova a costruire il proprio primato nel voto Europee.
Elly Schlein ieri sera è salita sul palco di Bari accanto al candidato dem Vito Leccese. Su cui invece - guarda caso - non vengono fatti salire i due big finiti nel mirino: il sindaco uscente Decaro e il governatore Emiliano. Leccese si dice pronto al «passo indietro» per «mantenere l'unità». Lei lo ringrazia: «Sono qui a metterci la faccia per confermarti fiducia e supporto. Anche se vorrai tentare ancora la strada dell'unità», grida. Poi attacca a testa bassa «chi ha voluto questa spaccatura» e «non mantiene gli impegni presi, aiutando la destra», ossia Conte. Che «ha iniziato a far politica da Palazzo Chigi e non ha dimestichezza con la gente perbene della nostra base, cui dovrebbe rispetto». Per tutto il giorno i suoi messi, in testa il capogruppo al Senato Francesco Boccia, pugliese, tentano di convincere Conte (e il candidato da lui benedetto, Michele Laforgia) a trovare l'accordo su un «terzo nome», promettendo in cambio di far ritirare Leccese. «Dalla magistrata Annamaria Tosto all'ex prefetta Antonella Bellomo fino a Nicola Laforgia (medico nonché ex assessore di Emiliano a Bari, ndr), fratello di Michele. Che però ha detto no anche a lui», raccontano. Circola persino il nome di Gianfranco Carofiglio (ex pm, ex senatore Pd, giallista e gran presenzialista tv). Ben presto un sospetto si fa strada nel Pd: «A Conte non frega nulla di Bari e di fare accordi con noi: il suo unico interesse è usare il caso Puglia per farsi la campagna per le europee a nostre spese». Non che ci volesse un politologo per arrivarci, ma la denuncia dei suoi «niet» ai tentativi di mediazione servono - spiegano in casa dem - a «dimostrare al nostro elettorato che è lui a spaccare il centrosinistra, facendo un favore alla destra». Ammesso, aggiungono, che le elezioni per il Comune poi si tengano: «É chiaro che il governo sta brigando per il commissariamento di Bari». Conte intanto fa finta di indignarsi per le accuse di «slealtà» che gli arrivano dal Nazareno, e si divincola sempre più dall'abbraccio «testardamente unitario» di Schlein. Che sa che molti dei suoi, in loco, tifano per il «civico» Laforgia, molto di sinistra (con trascorsi dalemiani, il che alimenta al Nazareno il sospetto che il vecchio Max sia sempre uno dei grandi consiglieri di Conte), sponsorizzato da Nichi Vendola. Ma anche noto penalista, e -secondo le carte dell'inchiesta - molto ben informato, e da tempo, sul ciclone giudiziario che si preparava. «Deve stare attento, perché sono i pm stessi a scrivere che lui sapeva tutto», dicono dal Pd. Il sospetto ventilato è: con Conte, ha usato l'inchiesta per promuovere la propria candidatura. Andrea Orlando punta il dito sul capo M5s e i suoi «tentativi furbetti»: «Sta facendo una operazione strumentale perché l'epicentro della questione non è nel Comune di Bari, ma in Regione». Regione in cui Conte è alleato di ferro di Emiliano, gran tessitore del «sistema Puglia» finito nel mirino delle inchieste. Il Pd vorrebbe poter dire a voce alta quel che dice Matteo Renzi, mettendo in chiara difficoltà il capo 5S: «Con che faccia si ritira dalle primarie di Bari ma rimane saldo col suo assessore nella giunta Emiliano?».
Ma non può: Elly è a Bari col medesimo Emiliano, i cui voti pugliesi sono essenziali non solo in città ma per le Europee. Si limita a inviargli un messaggio in bottiglia: «Chiedo uno sforzo in più ai nostri amministratori: tenete lontani i trasformisti».
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