Le "lettere da un Paese chiuso" di Toni Capuozzo sono state una delle tante testimonianze in questi mesi diversi, strani e difficili a causa dell’epidemia-pandemia di coronavirus. Da fine febbraio in poi il noto giornalista, ex inviato di guerra, ha scritto riflessioni quasi quotidiane su quello che stava (e sta) succedendo in Italia per colpa del Sars-Cov-2. Nelle sue considerazioni, ovviamente, c’è spazio per un giudizio non certo positivo nei confronti di chi siede a Roma: un governo inadeguato, che ha gestito in modo raffazzonato sia l’emergenza sanitaria, sia la conseguente crisi economica.
D’altronde, non è certo un segreto che a inizio anno, le istituzioni abbiano preso sotto gamba la minaccia: il Covid-19 sembrava solamente un pericolo lontano migliaia di chilometri in Cina e invece dal Paese del Dragone allo Stivale il passo è stato breve. Quindi, si è passati dalla sottovalutazione dei rischi al ritrovarsi sorpresi dal nemico invisibile. Ed è qui che è scattato l’allarmismo e, di rimbalzo, il lockdown; una serrata che ha chiuso gli italiani in casa per oltre due mesi, congelando la vita e stoppando bruscamente la macchina produttiva ed economica del Belpaese. Con effetti devastanti.
Era il 21 febbraio 2020 quando Toni Capuozzo – come lui stesso ha ricostruito per LaVerità – sulla propria pagina Facebook, scriveva: "È una classe politica modesta, che si tratti di Europa o di Libia, di tasse o di istruzione, di ricerca o di reddito di cittadinanza. Ma sul coronavirus hanno fatto di peggio, pensando che la correttezza politica (la visita alle scuole multietniche, i ristoranti cinesi da riempire) fosse la cosa più importante, che il nemico fosse il razzismo. Sordi agli appelli di Burioni, convinti che la loro solo esibita bontà salverà il mondo. Come se ne fottono di chi dorme all’aperto o raccoglie pomodori da schiavo, una volta esaurita l’accoglienza, così se ne sono fregati delle reali possibilità di contagio. Il razzismo è un male da tenere a bada, l’allarmismo è un pericolo, certo. Le malattie, anche".
Insomma, un esecutivo inadeguato e non all'alteezza che, trovandosi travolto dal montare dell’epidemia-pandemia, ci ha chiusi in casa a casa. Sull’andamento dei contagi in Italia, il blogger e scrittore nei giorni a seguire puntualizzava così: "Quando si parla di contagio non si può non dire che prima l’hanno sottovalutato, poi si sono detti sorpresi, poi hanno cercato di calmare le acque, poi hanno deciso di tenere chiuse le scuole in tutta Italia".
Capuozzo, infine, chiosa così: "È così che si guida un Paese che deve affrontare una prova dura? Dovrebbe essere: niente allarmismo sul piano sanitario, ma misure decise, chiare, senza illusioni, sulle precauzioni".Ecco, nei fatti, chi ci governa, non si è comportato esattamente così. Ragione per la quale - era inizio marzo - Capuozzo etichettò il premier Giuseppe Conte come "domatore di pulci" di un governo "tragicomico".
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