Qualcuno mente alla commissione Antimafia su Paquale Striano e i suoi presunti dossieraggi sui politici di centrodestra che poi finivano sui giornali. Nel mirino c'è l'ex capo della Procura nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, accusato ieri anche dal luogotenente dei carabinieri per anni alla Dna Gennaro Maurizio Salese, secondo cui erano noti a de Raho i discutibili metodi d'indagine del finanziere «sempre poco collaborativo». Ai commissari di Palazzo San Macuto, guidati da Chiara Colosimo, Salese ha confermato la versione dell'ex braccio destro di de Raho Giovanni Russo (oggi al Dap), che avrebbe informato il suo superiore dell'uso disinvolto di Striano delle informazioni che raccoglieva tra Dna e Guardia di Finanza, senza darne conto ad alcuno tranne all'ex pm Antonio Laudati. Doglianze scritte in un documento anonimo, rimasto in un cassetto su input dello stesso de Raho, scovato dal suo successore Giovanni Melillo. «Russo mi disse che ne aveva parlato con de Raho, non sapevo del dossier», sottolinea il maresciallo. L'ex procuratore eletto con Giuseppe Conte conosceva davvero il «metodo Striano» e non l'ha fermato? «Le sue ragioni si stanno sciogliendo come neve al sole - è l'accusa dei capigruppo Pietro Pittalis (Fi), Riccardo De Corato (Fdi), Gianluca Cantalamessa (Lega) e Pino Bicchielli di Noi moderati - un passo indietro è l'unica conseguenza possibile». «Mai saputo di Striano, mai visto né ricevuto alcuna lettera. Querelo chi mi infanga», è la replica del parlamentare grillino, spalleggiato da tutto il Movimento cinque stelle. «La lettera attribuita a Russo presenta diverse incongruenze, riferimenti contraddittori e un linguaggio da polizia giudiziaria», tutte stranezze che «ho evidenziato anche alla procura di Perugia e che la rendono poco compatibile con il suo ruolo e la sua figura», sottolinea de Raho, ricordando che Russo in tre audizioni non aveva mai parlato del dossier.
Eppure Salese, in Dna dal novembre del 1995 al novembre del 2022, conferma tutto. Era il coordinatore del gruppo Ricerche e ha collaborato diverse volte con Striano nella gestione delle Sos, le segnalazioni di operazione sospetta più gravi e sensibili che le banche girano a Dia, Uif e Finanza. «Non sono al corrente di conflitti tra Laudati e Russo, so che quest'ultimo da coordinatore del Servizio risorse tecnologiche e sicurezza desiderasse ricondurre nell'alveo delle regole anche il gruppo Sos, quelli della Dia, Striano e i suoi collaboratori», ha detto il sottufficiale. L'ufficiale Gdf non solo era allergico alle regole, se ne sarebbe pure vantato: «Si sentiva esonerato da certi adempimenti, ce l'aveva detto apertamente».
Per esempio la compilazione del sistema C6 che certifica presenza e orari da incrociare con gli accessi alle banche dati: «Ha opposto qualche resistenza perché faceva qualche giorno alla procura e qualche giorno al suo reparto». «O Russo o de Raho mentono - ribadisce il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri - Io non ho alcun dubbio, i fatti sono chiarissimi. De Raho lasci Antimafia e Parlamento».
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