Dopo la stangata da 8,4 miliardi di lunedì scorso, il governo sta pensando di concedere ai contribuenti un po' di tregua sul fronte fiscale. Almeno, stando a indiscrezioni provenienti dall'esecutivo, nel campo della riscossione. Nel decreto Agosto, infatti, dovrebbe essere allungata fino al primo gennaio 2021 la proroga per i pagamenti delle cartelle esattoriali (incluse le rate della rottamazione) che a settembre avrebbero dovuto riprendere. Si sta inoltre studiando la possibilità di rinviare la notifica di nuove cartelle nonché la proroga dello stop ai pignoramenti. Le cartelle sospese e pronte da notificare al 31 maggio risultavano oltre 6 milioni, a cui si vanno ad aggiungere quelle ferme e in scadenza a giugno, luglio e agosto. Il dl Rilancio, infatti, ha rinviato al primo settembre le notifiche di 22 milioni di cartelle esattoriali e al prossimo anno la consegna di 8,5 milioni di atti di accertamento. Per questi ultimi viene previsto che gli uffici dell'amministrazione potranno lavorare gli atti entro la fine del 2020. Per le notifiche ci sarà tempo dal primo gennaio al 31 dicembre del prossimo anno. A questo proposito, Matteo Salvini ieri ha dichiarato: «Questi matti a settembre pensano di inviare 12 milioni di cartelle esattoriali di Equitalia a casa degli italiani. Noi faremo di tutto per bloccarle, perché sarebbero un massacro per l'economia». Il leader del Carroccio ha poi ribadito che la Lega voterà il nuovo scostamento di bilancio «se ci sarà un pesante taglio delle tasse e la pace fiscale per tutto il 2020».
Un'altra possibile proroga su cui si ragiona è relativa alla moratoria dei mutui, ora fissata fino al 30 settembre. Attualmente ammontano a circa 290 miliardi i prestiti oggetto della moratoria: viste le difficoltà in cui versano molte famiglie debitrici, la scadenza potrebbe provocare molte insolvenze e un crollo delle quotazioni visto che gli immobili in garanzia escussi dagli istituti sarebbero riversati sul mercato.
Ultima ma non meno importante la proroga dei versamenti di Iva, Irpef e Inps di marzo, aprile e maggio. La scadenza del 16 settembre comporterebbe un impegno notevole per i contribuenti e anche il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, ha accennato alla possibilità di una «rimodulazione». Si tratterebbe, però, di reperire un ammontare di risorse compreso tra i 4 e i 5 miliardi di euro. Un'ulteriore complicazione per il dl Agosto considerato che lo scostamento di 25 miliardi è impegnato per circa 10 miliardi nell'estensione della cassa integrazione per altre 18 settimane e per circa 4-5 miliardi per i ristori a Comuni e Regioni delle mancate entrate su Imu, Tosap, Irap, imposta di soggiorno e altri tributi. Ecco perché, al momento, è improbabile che possa essere «condonata» la maggiorazione dello 0,4% per chi verserà Ires, Irpef e Iva dovute lunedì scorso entro il 20 agosto.
Sul fronte lavoro, sono due le misure di decontribuzione che il governo è pronto a mettere in campo: in primo luogo, è prevista una decontribuzione fino a fine anno per il datore che riprende il lavoratore messo in cassa integrazione. Il secondo strumento di decontribuzione riguarderà invece i neo-assunti.
Il Fondo centrale di garanzia per i prestiti alle piccole e medie imprese dovrebbe essere rimpinguato con una dote di circa 800 milioni di euro. Circa 1,3 miliardi dovrebbero essere stanziati per far ripartire la scuola in presenza e in sicurezza. Infine, dovrebbero arrivare piccoli aiuti anche per il turismo.
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