Provate a farci caso, ma da oltre un mese Confindustria sembra aver abbassato i toni delle polemiche nei confronti del governo gialloverde. Dopo avere, infatti, sparato a zero contro un esecutivo rissoso ed incapace di fronteggiare una recessione sempre più evidente - favorita anche dalla mancanza di interventi adeguati: è il caso, ad esempio, del blocco della Torino-Lione - a molti è parso che i vertici di viale dell'Astronomia si fossero messi alla finestra, quasi a voler studiare le mosse di Palazzo Chigi.
Tutto era cominciato, appunto, all'inizio di aprile quando il presidente Vincenzo Boccia aveva parlato di «Def del disincanto» e di «sano realismo» di Conte & C.: se di vera tregua si è trattato, è stata però di breve durata. Adesso, infatti, Confindustria appare pronta a tornare decisamente in campo anche se il terreno di confronto si è spostato sul futuro del Vecchio Continente, con le elezioni europee alle porte. E gli imprenditori hanno voluto mettere subito in guardia gli euroscettici, a cominciare da Salvini e Di Maio. Sono sufficienti al riguardo le parole del «numero uno» degli imprenditori che ho sentito sull'argomento: «Nell'appello per l'Europa, sul quale Confindustria ha aperto un confronto con i candidati di tutte le forze politiche, emerge chiara la richiesta di fare dell'Unione il posto migliore al mondo per il lavoro, i giovani e le imprese nel rispetto dei principi fondanti per ridurre le diseguaglianze, fronteggiare la precarietà e combattere la povertà».
I sovranisti sono, dunque, avvisati: la Ue dovrà restare al centro delle strategie economiche dell'Italia, anche se in passato Bruxelles ci ha talvolta trattato da partner di serie B. Lasciamo, insomma, la Brexit agli inglesi perché noi dobbiamo tenerci ben stretta la Comunità. E, a proposito delle priorità europee, Boccia ha sottolineato che, per raggiungere gli obiettivi, «occorre passare dal Patto di stabilità e crescita al Patto di crescita e stabilità perché è la crescita che garantisce la stabilità e non viceversa». Le indicazioni di Confindustria sono chiare: bisogna fissare subito quali dovranno essere i nostri veri traguardi sul fronte dell'economia reale senza farsi condizionare eccessivamente da altri fattori. In altre parole, la ricetta è un tantino diversa dal deja vu italiano dove tutto (o quasi) viene bloccato a priori per la scarsità di risorse.
È davvero giunto il momento di voltare pagina e, in tal senso, la confederazione propone di avviare un massiccio piano di investimenti pubblici e privati, anche attraverso emissioni di Eurobond, in grado di generare tanti posti di lavoro: gli industriali italiani non si tirano indietro e sono anzi pronti a cooperare con il nuovo governo europeo a patto che i loro suggerimenti siano tenuti in debito conto.
Ma la strada indicata non si limita agli aspetti puramente economici perché, secondo Boccia, la nuova Unione dovrà conquistare un ruolo sempre più importante pure sul fronte politico in modo che la Ue potrà dialogare da pari a pari con Stati Uniti, Cina e Russia. Traguardi troppo ambiziosi? Può anche darsi, ma la Confindustria è, comunque, tornata in campo dopo la quarantena di primavera. E il messaggio lanciato dagli imprenditori è chiaro: l'Europa non si tocca.
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