Carola ha dato un passaggio anche a tre torturatori libici

Gli uomini fermati a Messina 10 giorni fa sarebbero arrivati in Italia il 29 giugno sulla nave della Capitana

Carola ha dato un passaggio anche a tre torturatori libici

L'arresto di tre trafficanti di esseri umani, poco più di una settimana fa, accusati di torturare i migranti in un campo di detenzione libico, aveva scatenato le polemiche da parte dei supporters dell'accoglienza. Ora si scopre che i malviventi erano arrivati in Italia lo scorso 29 giugno a bordo della Sea Watch III, la nave Ong salita alla ribalta delle cronache per le azioni della comandante Carola Rackete. Secondo fonti attendibili, il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese avrebbe imposto il silenzio sulla notizia, forse per non dare un assist al predecessore Matteo Salvini, peraltro indagato dopo la querela di quella che lui aveva definito «viziatella tedesca». Scelta che pare sia stata fatta anche dal procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio. Guai far sapere che Mohammed Condè, detto "Suarez", originario della Guinea, 27 anni, Hameda Ahmed, egiziano, 26 anni e Mahmoud Ashuia, egiziano, 24 anni, erano approdati grazie alla comandante tedesca, prima arrestata e poi rilasciata dopo aveva letteralmente schiacciato contro la banchina una motovedetta della Guardia di Finanza. Peraltro, i tre risulta fossero a bordo dell'imbarcazione al momento in cui sulla stessa salirono i parlamentari Pd che gridarono allo scandalo perché l'ex titolare del Viminale, Matteo Salvini, non autorizzava la nave a entrare in porto.

Al momento dell'arresto, avvenuto grazie agli uomini della Dda di Palermo, che avevano disposto a Messina il fermo dei tre, si era gridato allo scandalo. I malviventi erano stati riconosciuti da alcuni migranti sbarcati il 7 luglio a Lampedusa dalla nave Mediterranea, che avevano raccontato le indicibili torture subite a Zawya, tra violenze sessuali e condizioni di vita disumane.

Era stata la Squadra mobile di Agrigento a eseguire il provvedimento contro i tre, accusati di associazione per delinquere dedita alla gestione di un centro di prigionia illegale, associazione finalizzata a commettere una pluralità di delitti, «quali tratta di persone, violenza sessuale, tortura, omicidio, sequestro di persona a scopo di estorsione, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina».

Sulla vicenda l'europarlamentare di Fratelli d'Italia, Luca Procaccini, chiarisce: «Continuando a sottacere questi fenomeni che si palesano ogni volta non si risolve la questione. Vorrei capire se il silenzio di ministro e magistratura sia una normale procedura legata alle indagini o si tratti di opportunità politica».

Il segretario generale del Sap, Sindacato autonomo di Polizia, Stefano Paoloni, sottolinea che «il 25 per cento dei migranti che arrivano fanno domanda come rifugiato. Gli altri sono migranti economici ed è facile che tra questi ci sia anche chi sfrutta un business redditizio che è difficile da contrastare». Mentre il senatore Toni Iwobi, responsabile immigrazione della Lega, chiarisce: «Non capisco le motivazioni per cui in Africa ci siano le Ong che lavorano per impedire l'emigrazione dei giovani africani attraverso quel tunnel della morte in cerca di un futuro illusorio in Europa, mentre da questa parte del Mediterraneo ci siano alcune Ong come quella in questione che incentivano le partenza dalla Libia in aiuto ai trafficanti di esseri umani».

Il procuratore capo Patronaggio, a margine degli arresti, aveva chiarito che «c'è la necessità di agire, anche a livello internazionale, per la tutela dei più elementari diritti umani e per la repressione di quei reati che, ogni giorno di più, si configurano come crimini contro

l'umanità». Solo che, alla luce dei fatti, se le Ong si rendono complici del traghettamento di delinquenti, forse non aveva tutti i torti Salvini quando parlava delle stesse come «complici dei trafficanti di esseri umani».

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