«Se non entrano quelli (i 125mila dell'armatore danese per il trasbordo dei migranti, ndr) stiamo nella cacca». È il messaggio chiaro e netto di Beppe Caccia, capo missione della nave Mare Jonio, all'ex disobbediente Luca Casarini. I soldi, sequestrati su richiesta della Procura di Ragusa, sono il compenso pagato alla Idra social shipping per il recupero, l'11 settembre 2020 dalla petroliera danese Maersk Etienne, bloccata da un mese, di 27 migranti poi sbarcati a Pozzallo. Un lungo supplemento di indagini, a cominciare dalle chat sulla pianificazione e l'accordo con i danesi prima di salpare, dimostra il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, reato aggravato dallo scopo di profitto per 7 indagati, secondo il sostituto procuratore, Santo Fornasier e il Procuratore capo Fabio D'Anna. «Dall'esame dei tabulati telefonici è emerso un primo fitto e significativo traffico intercorso», l'8 settembre 2020, tre giorni prima che Mare Jonio levasse le ancore da Licata, fra Caccia e Maria Skipper Schwenn «direttore del Danish Shipping, associazione di categoria degli armatori» si legge nella richiesta di sequestro. E fra il 10 e 11 settembre, prima e durante il trasbordo, sempre il capo missione comunica ripetutamente con Tommy Thomassen direttore tecnico per le petroliere della Maersk. Secondo la procura «conferma la sussistenza di un accordo preventivo e come ogni singola azione sia stata condivisa e concordata dagli indagati con la dirigenza della società armatoriale». Caccia avvisa Thomassen di essere salpato e il danese chiede istruzioni sul da farsi. La risposta è di «inviare, intorno alle 19, una email dal comandante della Maersk Etienne all'indirizzo di Mare Jonio chiedendo assistenza e dando la posizione» aggiungendo di non fare, al momento, richiesta di trasbordo. E di questo, di fatto, si tratta, non di soccorso, come scrive Malta negando alla Ong un porto sicuro: «Avete condotto un trasferimento autonomo e non un salvataggio di migranti che erano già al sicuro a bordo» della petroliera. Gli stessi indagati sanno di avere portato a termine quella che per gli inquirenti è «un'operazione non legale». Alla vista della Guardia di finanza, all'arrivo a Pozzallo della Mare Jonio, il capo missione messaggia: «Signori, è stato un piacere aver lavorato con voi. Ci rivediamo a fine settembre 2035» ricevendo a commento «ti portiamo le arance», classico riferimento a chi è detenuto. Dubbi sull'operazione e sul team medico vengono espressi in chat da Cecilia Strada, figlia del fondatore di Emergency. La giovanissima dottoressa Agnese Colpani fa evacuare dalla Guardia costiera italiana una donna presunta incinta e bisognosa di cure. All'ospedale di Modica si scopre che non è gravida, né sta male. Secondo la procura il report è intriso di criticità inesistenti per favorire lo sbarco. Compreso «l'avvio della campagna mediatica, inviando comunicati stampa con le foto dei migranti, raccomandando di usare i pixel per camuffare i volti che sono stati ritratti sorridenti ed in buona salute, tutto al fine di ottenere un Pos (luogo sicuro di sbarco, ndr) dal Governo italiano». Come avviene puntualmente a Pozzallo il 12 settembre 2020.
Dei 125mila euro versati dalla società danese Maersk, il 30 novembre 2020, sul conto di Idra shipping presso Banca etica, filiale di Bologna, c'è disperato bisogno. Un messaggio di Caccia ammette «che non abbiamo più un cent nella cassa e 70mila euro di debiti, 100mila euro da restituire entro gennaio (2021, ndr) a Banca Etica e 25mila di prestito personale. Quasi 200mila di buco». Caccia si lamenta che dai tedeschi possono arrivare appena 60mila euro una tantum, «idem per i partiti a livello europeo». Solamente «Chiesa (Italia ed Europa) è unico vero investimento di prospettiva».
Casarini il 30 settembre, durante la trattativa per incassare dai danesi, espone il suo progetto per raccogliere fondi: «Dobbiamo fare un ragionamento europeo di relazioni con parti politiche (i Verdi ad esempio), con parti commerciali (tipo Maersk) e con Chiesa ovviamente».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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