Non sarà l'estate del valzer, magari della macarena. Il distanziamento di due metri esclude ogni ballo di coppia, compresi tango e mazurka, per la delusione soprattutto dei romagnoli.
Mirko Casadei, da leader dell'orchestra simbolo del liscio, come l'avete presa?
«Male, perchè il nostro settore è totalmente tagliato fuori. Si può ballare solo all'aperto, quei due metri impediscono i lenti: si potrebbe almeno concedere il ballo a sposati e fidanzati. Chissà perchè in spiaggia, invece, si può stare a un metro. Avevo proposto un tavolo, alla regione Emilia Romagna: scrivono regole sommarie, mischiando balera e discoteca, movida e liscio. Ascoltino chi conosce i problemi».
Che conseguenze prevedete?
«L'anno scorso avevamo 100 serate di piazza ora zero. Non basta un'ordinanza, aspettando che le cose si sistemino. Serve omologare, perchè al ristorante basta restare a un metro?».
Rimangono giusto i balli di gruppo...
«Già, perchè in quelli si resta staccati, ma non sono nostri, vengono da oltre oceano. Va difesa la tradizione, lo chiediamo al governo, al ministro alla cultura Dario Franceschini, ferrarese, vicino alla Romagna. I Casadei, esistono dal 1928, dal mio prozio Secondo, fratello di nonno Dino, suo autista. Raul subentrò nel '60 e dieci anni più tardi portò il liscio nelle hit parade, partendo da Ciao mare».
A 83 anni, suo padre come la vive?
«É un ottimista. Ricorda la ripartenza dalla guerra, stagioni ancora più dure, certo con l'ordinanza avverte come un colpo al cuore. Ha appeso la chitarra al chiodo nel 2000, va al mare, fa l'orto e mi controlla, perchè il nostro ballo rimanga di appartenza. Sostentiamo 20 famiglie, adesso ferme e con pochissimi ammortizzatori sociali. Dal vivo proponiamo anche brani di Paolo Fresu, Simone Cristicchi e Goran Bregovic. Io sono diventato nonno a 40 anni, spero che ci sia anche una quinta generazione dei Casadei: ho un figlio di 20 anni, Kim, suona la chitarra e si è laureato con 110 e lode, in economia e cultura straniera».
L'Italia vanta 5mila orchestre, altre simbolo sono Castellina Pasi e Bergamini. Andate anche all'estero?
«Siamo stati in Canada, Brasile e Argentina, persino in Australia. A Londra e Parigi, ma anche Kirghizistan. Viviamo la crisi del Paese, gli organizzatori hanno sempre meno forza. Abbiamo milioni di appassionati, tramandiamo la musica dei nonni, sempre presente alle sagre paesane, coniugando buon cibo».
Eppure per quest'anno Romagna mia si potrà ascoltare solo da seduti...
«Proponiamo un grande festival, Balamondo, Bala alla romagnola, che ospiti le scuole di ballo nazionali, comprese pizzica e taranta, da seguire almeno sulle sedie. Darebbe prospettiva al settore, riconnentendo le regioni. É sul tavolo del governo e del presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini, da tenere entro settembre, a Rimini e Cesenatico».
Località simbolo, dove il ballo porta turismo e benefici per l'economia.
«É cultura, con artisti e musicisti, e filiera produttiva, con fonici, allestitori di palchi e altre figure. Non cerchiamo aiuti, da one shot, vogliamo rilanciare il settore: se il lockdown sarà lungo, rischiamo di scomparire».
Vanno in crisi anche le storiche discoteche della riviera, il Cocoricò, che dopo il fallimento era stato acquistato dall'Altromondo
studios.«Dobbiamo evolverci, le balere annaspano, le disco di più. Ci eravamo spostati sulle piazze. Vediamo gli assembramenti nelle movide, con molti problemi. Noi invece garantiremmo intrattenimento in sicurezza».
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