Caso uova di Pasqua chiuso, la Ferragni versa 1,2 milioni

I soldi ai Bambini delle Fate. Lei: "È una donazione, non una sanzione". Pagherà la multa per i pandori

Caso uova di Pasqua chiuso, la Ferragni versa 1,2 milioni
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Chiusa quella del Pandoro Balocco, Chiara Ferragni si appresta a risolvere anche la questione delle uova di Pasqua griffate in un percorso tracciato dal suo team di avvocati per cercare di risollevare la sua immagine macchiata dal clamore mediatico dei mesi scorsi. Dopo aver rinunciato a chiedere l'annullamento della sanzione di oltre un milione di euro inflitta alle sue società Fenice e Tbs Crew dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato dicembre del 2023 per la pubblicità ingannevole legata alla vendita del pandoro Pink Christmas, accettando di pagarla, l'imprenditrice ha comunicato ai sui follower con un video sui social la chiusura del procedimento che Antitrust aveva avviato su un altro caso che l'aveva messa in difficoltà, quello della uova di Pasqua Preziosi. La stessa Authority aveva fatto sapere di aver concluso l'istruttoria aperta lo scorso gennaio sulla diffusione delle comunicazioni commerciali con cui erano state pubblicizzate le uova in occasione delle festività pasquali 2021 e 2022. Il procedimento era stato avviato nei confronti delle società Fenice srl, Tbs Crew srl e Sisterhood srl e di Cerealitalia Industrie Dolciarie spa, titolare del marchio Dolci Preziosi. Anche in questo caso si sarebbe trattato di una pratica commerciale non trasparente, come quella del Pandoro-gate, che associava alla vendita del dolciume un'iniziativa benefica a favore dell'impresa sociale «I Bambini delle Fate», che si occupa di ragazzi autistici, cui adesso le società della Ferragni verseranno 1,2 milioni di euro per chiudere il contenzioso. Si è arrivati a questa sorta di patteggiamento perché tutte le società parti del procedimento hanno presentato impegni valutati positivamente e resi vincolanti nei loro confronti dall'Antitrust, che ritiene la misura presa idonea a ristorare i consumatori che, acquistando il prodotto, volevano fornire un contributo economico a «I Bambini delle Fate». E affinché non ci sia più l'opacità che ha contraddistinto le operazione dei pandori e delle uova, l'Autorità ha fatto in modo che le società si impegnassero a separare in modo netto e permanente le attività con finalità commerciali da quelle con finalità benefiche, in modo da eliminare alla base ogni rischio di diffondere comunicazioni commerciali non corrette sull'eventuale contributo che i consumatori possono fornire a iniziative benefiche tramite l'acquisto di prodotti o servizi. Se così non sarà le società rischiano grosso: sono previste infatti sanzioni amministrative fino a 10 milioni nonché, in caso di inottemperanza reiterata, la temporanea sospensione dell'attività di impresa.

Si tratta di un impegno che, dopo il danno di immagine subìto, sta molto a cuore all'imprenditrice.

È lei stessa a spiegare che le sue società si doteranno di un'autoregolamentazione interna relativa alle attività di comunicazione e marketing. La Ferragni ha voluto però chiarire che il contributo economico di 1,2 milioni di euro a favore dei Bambini delle Fate è una «donazione» non una «sanzione» e che le sue società continueranno a fare attività benefiche.

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