Il vertice di centrodestra si ripete oggi, prima di mezzogiorno, ormai un tavolo permanente di crisi poco prima della prova alla Camera del Conte ter. Un modo per tenere tutti compatti, dare un'immagine di forza e di vera alternativa alla maggioranza raffazzonata che il premier cerca in parlamento. Anche un modo per evitare defezioni di «responsabili-costruttori» illusi dalle sirene giallorosse.
Il migliore risultato, in questi giorni roventi, è stato quello di far resistere l'Udc alle offerte allettanti della maggioranza monca di Italia viva. Lorenzo Cesa si era lamentato di non essere invitato ai vertici d'opposizione ma ora è sempre stato presente, insieme a Lupi e Toti, che pesano molto meno. Il leader centrista e i suoi hanno subito anche pressioni da Oltretevere, dove alcuni temono un esecutivo Salvini, ma alla fine l'operazione compattezza è riuscita. E Silvio Berlusconi se ne prende il merito maggiore, dimostrando di controllare tutta l'area moderata. È vero che dal Capitano leghista sono venute garanzie all'Udc, ma il Cavaliere è stato determinante nel convincere i centristi del gruppo di Fi a sfilarsi dall'ipotesi di sostegno al Conte ter. Ben consapevole, che un aiuto di Cesa ai giallorossi poteva apparire come un suo sostegno indiretto. Berlusconi in questo momento non vuole ombre e sospetti.
Il clima tra gli alleati è diventato più sereno negli ultimi 6 mesi, i sondaggi premiano gli azzurri, quotati al 10% e il Cav è ormai convinto che il voto non sia da temere ma anzi sia la prospettiva migliore. A maggio, se fallirà il tentativo contiano, o tra un anno e mezzo se la legislatura arriverà alla fine naturale. Il Cavaliere vede vicino un nuovo esecutivo di centrodestra e questo conta, al di là delle preoccupazioni dei singoli che tra taglio dei parlamentari e calo dei consensi, temono di perdere la poltrona. Fi, in questo governo, sarà necessaria al di là del suo peso politico, per controbilanciare i due partiti sovranisti, anche di fronte all'Europa. Berlusconi così guadagna in affidabilità agli occhi di Matteo Salvini, e dimostra di aver fiducia in lui.
Ieri tra i leader c'è stata una serie di telefonate, soprattutto per concordare la risoluzione unitaria che stamattina sarà esaminata al vertice, nel testo preparato da Fdi. Appuntamento nella spaziosa sala della Lega alla Camera, ben distanziati. Per Fi ci sarà il vicepresidente Antonio Tajani, ma Berlusconi si collegherà dalla Francia. La risoluzione sarà breve, decisa ma senza toni eccessivi che impedirebbero di raccogliere, eventualmente, consensi fuori dal centrodestra. Il senso sarà: «Prendiamo atto che il governo Conte si è dimostrato inadeguato, sia dal punto di vista sanitario che economico, a gestire l'emergenza creata dalla pandemia e respingiamo le comunicazioni del premier».
Quanto alle previsioni, si pensa che può succedere di tutto, ma comunque si avvicina un governo di centrodestra. «Siamo preoccupati - dice Tajani al Giornale - per il Recovery plan e le nostre proposte le abbiamo fatte. Voteremo per lo scostamento di bilancio e i ristori, ma l'esito della crisi dipende da altri. Se Conte non riesce, la parola passerà al Quirinale e noi siamo pronti.
Un governo di centrodestra potrebbe nascere anche senza passare per le urne, ma non temiamo il voto». La vera battaglia, si sa, non sarà oggi a Montecitorio ma domani al Senato e l'ex presidente Renato Schifani assicura che «il gruppo di Fi è compatto, come l'intera coalizione e reggerà anche a questa prova».
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