L'accordo boomerang è servito. Il centrodestra, nel giorno in cui il governo annuncia che CdP comprerà le azioni dalla famiglia Benetton con il titolo Atlantia che vola in Borsa, carica le armi dialettiche e svela il bluff delle forze di governo.
«L'esito che si profila per la vicenda Autostrade è la conferma più evidente di tutto quello che non funziona nel governo delle quattro sinistre: statalismo, imprudenza, indecisione, disprezzo per le regole» dichiara Antonio Tajani. «Il sostanziale esproprio di Aspi è un modo di fare giustizia come lo intendono i Cinquestelle, senza attendere una sentenza. Questo in ogni caso non cancellerebbe le responsabilità altrettanto gravi di chi avrebbe dovuto vigilare sul concessionario e sulle condizioni del Ponte Morandi, a partire dal Ministero delle Infrastrutture, guidato all'epoca dal grillino Toninelli. A questo si aggiunge la scelta profondamente sbagliata, antistorica e antieconomica, di pensare di poter nazionalizzare di fatto Autostrade. Un'operazione ideologica degna della peggiore sinistra del 900, un metodo già mille volte fallito, messo in pratica con i soldi dei risparmiatori italiani. Il risparmio postale convogliato in Cassa Depositi e Prestiti non è un bancomat per le voglie stataliste e giustizialiste dei grillini».
Mariastella Gelmini concentra l'attenzione su quanto accaduto in Borsa. «Oggi i grillini - da Di Maio a Crimi, da Buffagni a Di Battista - hanno festeggiato l'accordo con Aspi, attaccando i Benetton e rivendicando una loro vittoria. Poi vai a vedere ciò che è successo a piazza Affari e capisci che le cose non stanno proprio come tentano di raccontarle. Atlantia, la società dei Benetton che ieri aveva perso quasi il 15% oggi festeggia in Borsa e chiude a +26%. Ieri, con la minaccia della revoca, era morta; oggi, con il 10% in Aspi, è viva e vegeta, e in caso di guadagni il prossimo anno parteciperà ai dividendi di Autostrade per l'Italia. Una cosa è certa M5S continua a prendere in giro il Paese». Giorgio Mulè usa toni affilati. «L'accordo dimostra di che pasta è fatto il governo: pasta frolla. E alla fine il governo si inginocchiò davanti ai tanto vituperati Benetton. Altro che revoca, altro che angeli vendicatori impazienti di calare la mannaia senza aspettare i tempi della giustizia dopo il crollo del ponte Morandi». Per Marco Marin «il governo giallorosso ha come uniche certezze la protesta e l'assistenzialismo e non è mai in grado di trovare risposte ai problemi. Anche questa volta l'esecutivo delle quattro sinistre farà pagare un conto molto salato agli italiani». Claudia Porchietto pone una domanda insidiosa al governo: «Quale sarà la valutazione di Aspi ai fini della sottoscrizione dell'aumento di capitale da parte di CdP? Se si avvicinasse ai 23 miliardi chiesti dai Benetton come risarcimento, saremmo di fronte a una bella beffa oltre al danno».
Toni simili si registrano nel resto del centrodestra. «Qualcuno avrà da festeggiare. Atlantia in borsa guadagna il 24%, i Benetton sono sicuramente contenti. Oggi qualcuno l'affarone lo ha fatto. Non so se lo Stato ci guadagna, ma qualcuno oggi ci ha guadagnato» dice Matteo Salvini in Senato.
E Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fdi, va dritto al punto: «A due anni dalla tragedia del ponte di Genova, con 43 morti e 600 sfollati, non c'è stata alcuna revoca come promesso dal presidente Conte. M5S ha avallato, per tenere le poltrone, le scelte del Pd favorendo i Benetton. Questa è la verità».
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