Un incontro «lungo, proficuo e approfondito». Lo sdoganamento, anche da parte di Lega e Fratelli d'Italia, di «Noi con l'Italia-Udc», con l'alleanza a quattro che assume una veste ufficiale. Un accordo pieno su una piattaforma programmatica che verrà poi definita nel dettaglio nel corso di una serie di incontri successivi, convocati a stretto giro di posta, sia a livello di leader che di «colonnelli».
È una giornata importante per la coalizione di centrodestra. Dopo una lunga attesa Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni si ritrovano a pranzo ad Arcore. A Villa San Martino siedono anche il vice segretario della Lega Giancarlo Giorgetti, Ignazio La Russa per Fratelli d'Italia, Licia Ronzulli e Niccolò Ghedini per Forza Italia. L'incontro - che dura circa quattro ore - ha un valore politico, ma anche simbolico. E la foto dei leader attorno all'albero di Natale suggella la ritrovata armonia, chiudendo la stagione del sospetto e della competizione interna.
L'accordo dà il via libera all'alleanza con la quarta gamba ma chiude la porta a nomi che non siano condivisi da tutti e tre i leader di, Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia. Un diritto di veto che blocca le candidature nell'uninominale di esponenti come Flavio Tosi ed Enrico Zanetti (e forse anche di Maurizio Lupi), sui quali il segretario leghista, ma anche Giorgia Meloni, avanzano da tempo rimostranze. Meloni, Salvini e Berlusconi hanno convenuto di incontrarsi nuovamente a breve. Per quanto riguarda il programma i partecipanti esprimono soddisfazione sulla «piattaforma di lavoro ampia» attorno alla quale costruire la coalizione.
I primi passi dell'azione di governo saranno «meno tasse, meno burocrazia, meno vincoli dall'Europa, più aiuti a chi ha bisogno, più sicurezza per tutti, riforma della giustizia e giusto processo, revisione del sistema pensionistico cancellando gli effetti deleteri della legge Fornero, realizzazione della flat tax, difesa delle aziende italiane e del Made in Italy, imponente piano di sostegno alla natalità, controllo dell'immigrazione». «Tra le priorità - si legge ancora - anche l'adeguamento delle pensioni minime a mille euro, il codice di difesa dei diritti delle donne e la revisione del sistema istituzionale col principio del federalismo e presidenzialismo». Infine un passaggio che sembra prefigurare il passo indietro di Roberto Maroni nella corsa al secondo mandato per il Pirellone: «Per quanto riguarda la Lombardia, se davvero il presidente Maroni per motivi personali non confermasse la disponibilità alla sua candidatura, verrebbe messo in campo un profilo già comunemente individuato». Un interrogativo che sarà sciolto già oggi in una conferenza stampa del governatore lombardo.
Alla fine del vertice Salvini gioisce per una sua battaglia di vecchia data: «Cancellazione della legge Fornero nel programma: missione compiuta», scrive su Facebook. Fratelli d'Italia, invece, non nasconde la propria soddisfazione per l'inserimento del presidenzialismo come contraltare «centralista» al regionalismo propugnato dalla Lega, all'insegna del principio: «Regioni forti in uno Stato forte». Inoltre Giorgia Meloni ottiene anche il via libera a una manifestazione, fissata per metà febbraio, in cui tutti i candidati firmeranno un impegno a non cambiare casacca, prendendo un impegno pubblico contro il trasformismo.
Berlusconi, invece, su Twitter, saluta l'impegno di tutti i partiti a «presentare candidati comuni e condivisi alle prossime Regionali». E al Foglio ribadisce che «Forza Italia avrà un ruolo trainante nella coalizione oltre a rappresentare una garanzia contro tentazioni egemoniche».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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