«Entro giovedì si chiude. Dobbiamo chiudere». L'unico risultato certo del summit di Arcore è una deadline: entro la fine di questa settimana si troverà la quadra. A pranzo da Berlusconi a villa San Martino, accanto al Cavaliere, ci sono Licia Ronzulli e Mariastella Gelmini; con Matteo Salvini c'è il fidato Giancarlo Giorgetti e per Fratelli d'Italia il tandem Giorgia Meloni e Ignazio La Russa. Il conclave del centrodestra non è risolutivo e non poteva esserlo ieri: i veti contrapposti rimangono in piedi e vengono confermati. «Un incontro utile ma non ancora risolutivo», è il commento ermetico della nota ufficiale di Fi. La Lega mette il veto su qualsiasi ipotesi di collaborazione con Corrado Passera su Milano mentre Fratelli d'Italia ribadiscono il niet sull'ipotesi Alfio Marchini a Roma. La nota positiva: su Milano si attende che il manager Stefano Parisi sciolga definitivamente la riserva e accetti di correre con l'appoggio convinto di Carroccio e Fdi. Il manager potrebbe già dire qualcosa oggi ma è più verosimile che il suo «sì» arrivi domani. L'investitura di Parisi è così motivata dall'ex premier che mostra agli alleati i suoi sondaggi: «Vedete, Parisi ha più chance perché è meno noto. Sembra un paradosso ma è così: la gente è stufa di politica ed è disposta a dare fiducia a un outsider». Gli alleati annuiscono. Ma se su Milano il centrodestra è in dirittura d'arrivo, su Roma resta lo stallo. Salvini sintetizza così: «Marchini non sarà il nostro candidato a Roma: la Meloni ha messo il veto».Meloni e La Russa sono irremovibili: «Noi Marchini non lo appoggeremo mai».
Un niet già noto, per la verità, che viene però riconfermato e che questa volta trova anche la sponda del Carroccio. Parla Salvini: «In questi giorni mi sono stati attribuiti dei contatti con Marchini che non ho mai avuto...». Una frase che di fatto sotterra qualsiasi possibilità di accordo con il giocatore di Polo che, dice Berlusconi, «piace tanto alle donne». Quindi? Fratelli d'Italia prova a buttare sul tavolo la parola «primarie» ma è un sasso nello stagno. Il leader di Forza Italia scuote la testa anche perché proprio in queste ore s'è visto quanto siano poco serie e manipolabili. Si buttano lì dei nomi ma sono delle candidature-bandiera, come quella di Fabio Rampelli (fidatissimo e romanissimo colonnello meloniano) su cui è difficile trovare l'accordo. Ma poi viene fatto un nome pesante su cui i partecipanti del vertice si cuciono la bocca: «Nome coperto che deve rimanere tale», dice uno dei presenti. Quello che si sa è che è «un non politico e donna». Un jolly rosa, insomma; che presumibilmente subirà il pressing di Berlusconi proprio in queste ore. Chi può essere? L'identikit che potrebbe soddisfare anche il Carroccio è quello di Irene Pivetti, ex presidente della Camera leghista.
Ma sul suo nome non arrivano conferme. Praticamente fatta, invece, su Torino e Bologna. In Piemonte correrà l'azzurro e fedelissimo del Cavaliere Osvaldo Napoli; mentre in Emilia Romagna la spunterà la leghista Lucia Borgonzoni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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