«Conte anticipi l'intervento in Parlamento e consenta all'aula di votare punto per punto sui provvedimenti del Dpcm». È la richiesta politica condivisa da Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia durante l'atteso vertice di centrodestra del primo pomeriggio di ieri. «Il centrodestra ritiene surreale che, stante lo stato di emergenza Covid e le drammatiche restrizioni alla libertà degli italiani, il Senato stia discutendo di regolamenti europei e la Camera di omotransfobìa» si legge nella nota comune diffusa alla fine dell'incontro ospitato dagli uffici in Senato di Matteo Salvini, che ieri ha lasciato l'aula con i leghisti per protesta proprio perché Conte era in conferenza stampa in tv mentre i senatori continuavano i lavori.
A raggiungere il segretario della Lega la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, e il vice di Forza Italia, Antonio Tajani. Presente in collegamento Silvio Berlusconi. Commenta Salvini: «Noi ci siamo per collaborare, ci ascoltino una volta tanto». Tra le proposte tamponi e cure a domicilio, potenziamento dei trasporti pubblici (grandi assenti del Dpcm) ma soprattutto «stoppare il massacro definitivo degli italiani», «le scadenze fiscali di Iva, Inps, Irap dichiarazione dei redditi che il governo non ha ancora fermato». Meloni si concentra sui tempi della discussione in corso sull'omofobia: «Queste sono le priorità di Pd e M5S. Il resto può aspettare. Non stiamo mica vivendo una crisi economica epocale».
Conte è atteso in Parlamento per «comunicazioni» domani, ma sia la data che la modalità dell'intervento del premier scontentano profondamente i leader del centrodestra, che vorrebbero poter votare per due ordini di ragioni. La prima è che il voto consente di incidere maggiormente sulle misure dell'ultimo Dpcm. La seconda è una specie di «vedo» sulla partita a poker all'interno della maggioranza, e in particolare sulle posizioni di Matteo Renzi, per capire fino a che punto le critiche a Conte siano reali e foriere di conseguenze concrete o se sono solo funzionali ad alzare la posta su nomine e rimpasti.
Le preoccupazioni per l'impatto del Dpcm sull'economia sono forti, così come condiviso è l'allarme per i disordini di piazza, in alcuni casi vere e proprie scene di guerriglia urbana, partiti da Napoli e arrivati a Milano Torino Trieste Catania, in un triste contagio che sembra seguire l'andamento della pandemia e della crisi economica che si porta dietro.
Insomma, nonostante le sensibilità diverse e il diverso modo di fare opposizione, il centrodestra continua a riunirsi e a trovare le ragioni dello stare insieme. Indubbiamente restano non risolte le posizioni non convergenti, soprattutto sui temi europei, a partire dalla scelta di Lega e Fratelli d'Italia di opporsi al ricorso al Mes, che secondo le convinzioni di Forza Italia condivise con il Pd e con Iv avrebbe consentito di rafforzare il sistema sanitario prima della seconda ondata, o comunque di iniziare a farlo sapendo di poter contare su oltre 30 miliardi e su un risparmio annuo di 300 milioni in interessi.
Ancora ieri, durante un collegamento con i vertici azzurri, Berlusconi è tornato sul tema, spiegando il motivo per cui non ha mai ondeggiato sull'argomento: «Se si tratta di votare il Mes, Forza Italia lo fa per l'interesse del Paese».
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