Brunello Cucinelli, simbolo del lusso, re del cashmere, uomo di impresa ma di «cultura socialista», ha detto di «essere molto positivo sulla situazione europea e sulla nostra Italia». Il governo è «promosso di sicuro». Marco Tronchetti Provera, vicepresidente esecutivo di Pirelli, molto stimato nei salotti progressisti di Milano, ha detto che la sostenibilità è una priorità ma bisogna evitare «un percorso ideologico». Il resto potrebbe essere un nostro editoriale: «Questa è la follia che stiamo affrontando. Degli ignoranti ideologizzati stanno creando un danno enorme. E invece quello che bisognerebbe fare è semplice: misuriamo le cose, le guardiamo e poi agiamo». Quindi l'esortazione: «Facciamo le benzine sostenibili. Perché dobbiamo fare tutto l'elettrico, quando sappiamo benissimo che le materie prime non le abbiamo, le batterie non le abbiamo, l'energia solare non la possiamo raccogliere se non con i pannelli che vengono non certo dall'Europa e che le turbine delle pale eoliche in Europa non siamo in grado di farle? Di che cosa stiamo parlando? Di idiozie, fesserie».
Quindi abbiamo sbagliato tutto qui al Giornale... Per un attimo la ragione vacilla: se due imprenditori di questo calibro, ben visti dai progressisti, dicono quello che scriviamo su queste pagine da anni, nel caso dell'ecologismo radicale da sempre, forse abbiamo preso un abbaglio, un'insolazione, un granchio. Come è possibile questa identità di vedute, il comune richiamo a un minimo di orgoglio italiano e a procedere sulla via green ma con giudizio, perché anche il «sostenibile» deve essere sostenibile economicamente? Non temete: non è la sindrome di Fantozzi che un giorno si sveglia marxista-leninista e conclude: «Ma allora mi hanno sempre preso per i fondelli».
È la inevitabile convergenza delle persone ragionevoli e non accecate dall'ideologia. Non siamo noi ad avere sbagliato e tanto meno Cucinelli e Tronchetti Provera. Queste dichiarazioni sono l'ennesima sveglia per la sinistra più noiosa, sonnolenta e conformista di tutti i tempi.
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