Roma -Squarciare il velo sull'universo opaco delle partecipate è impresa difficile. Ci ha provato il commissario alla spending review Carlo Cottarelli, con questi risultati: Cottarelli è tornato a Washington, e le 7.726 società censite al 31 dicembre 2012 - e non è un numero definitivo - sono sempre lì. Una galassia che ha ricevuto dallo Stato e dagli enti locali 26 miliardi di euro in media negli ultimi 3 anni, secondo la Corte dei conti. Andrea Mazziotti, deputato di Scelta civica, sta provando a fare qualcosa, proponendo di inserire nella legge di Stabilità una norma-capestro: chiudere o accorpare tutte le partecipate con meno di 10 dipendenti, o con fatturato inferiore a 100mila euro. E tagliare del 10% i trasferimenti agli enti locali inadempienti.
«Vede - spiega Mazziotti - non tutti i 26 miliardi di trasferimenti alle partecipate sono sprechi, ma qualche miliardo si può risparmiare. I 26 miliardi danno l'idea dell'importanza del fenomeno. Il fatto è che le società partecipate, nate per coinvolgere i privati nei servizi ed anche per conoscere i veri costi dei servizi, hanno tralignato. In moltissimi casi sono diventati poltronifici. Gli amministratori sono 27mila, e 14.800 di questi si trovano nelle oltre 2.800 società che hanno più amministratori che dipendenti. Sono scatole vuote».
E che perdono soldi. Delle società che esistono solo per mantenere i loro Consigli d'amministrazione, 993 sono in perdita, e 240 hanno utile pari a zero. In 486 casi il fatturato è pari a zero.
«Moltissime società sono in perdita perenne. Cito, solo per fare alcuni esempi, la Fiera di Roma, la Marina Fiera di genova, la Bologna e Fiera parking spa, la Fiera di Brescia spa, la Bergamo Fiera. Ci sono 220 società di pubbliche relazioni e comunicazione, delle quali 56 in perdita. E così via. Poi ci sono i grandi buchi, che si riferiscono alle società di trasporto locale: la prima in assoluto è l'Atac di Roma. Ma qui il discorso è diverso. Le società di trasporto pubblico sono tutte in perdita, e intervenire in queste realtà è più complesso. È però vero che in queste partecipate, gli organici e la dirigenza sono stati gonfiati a dismisura».
Il quadro è scoraggiante. È ancora possibile intervenire, e come?
«Ci abbiamo provato chiedendo al governo di inserire le nostre proposte nel decreto Sblocca Italia, ma siamo stati respinti. Adesso stiamo tentando di far breccia nella legge di Stabilità. Bisogna disboscare, chiudere, accorpare, incominciando dalle società più piccole, quelle che hanno meno di dieci dipendenti o che fatturano meno di 100mila euro l'anno. La loro esistenza è inutile. È proprio necessario che un Comune debba avere una società di promozione e sviluppo del territorio, quando potrebbe svolgere direttamente questi compiti e risparmiare i costi degli stipendi a un Cda? E bisogna obbligare gli enti locali ad agire secondo le norme di legge, pena il taglio dei trasferimenti».
Ieri, rispondendo a un suo interrogativo al question time , Renzi ha parlato di «nugolo di partecipate che sono una vergogna inaccettabile».
«E allora il governo inserisca le nostre proposte nella legge di Stabilità. Ci dia il parere favorevole al Senato».
Dalle ultime vicende di Roma viene la conferma che
molta corruzione si annida nell'universo delle partecipate.«È indubbio che se si lasciano moltiplicare i centri di spesa e di potere, la corruzione inevitabilmente arriva. Come si dice, l'occasione fa l'uomo ladro».
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