Choc nella Chiesa altoatesina: 67 abusi sessuali

Episodi tra il 1963 e il 2023. Un prete celebrò il funerale della sua vittima

Choc nella Chiesa altoatesina: 67 abusi sessuali
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Il caso più sconvolgente è quello di un prete che ha celebrato, tra le proteste dei fedeli, il funerale di una ragazza che si era suicidata dopo essere stata, molto probabilmente, vittima dei suoi abusi. È il caso «numero 15» del rapporto sugli abusi nella chiesa altoatesina, elaborato dallo studio legale Westpfahl-Spilker-Wastl di Monaco di Baviera, su incarico della Diocesi di Bolzano e Bressanone. Non meno inquietante è il caso «numero 5», anonimo come tutti gli altri per proteggere le vittime, quello che vede protagonista un sacerdote che dopo una serie di violenze (e relativi trasferimenti) cominciate nei primi anni Sessanta e andate avanti per 50 anni, è stato rimosso dall'incarico solo nel 2010.

Complessivamente sono 67 i casi accertati di abusi sessuali nella chiesa altoatesina tra il 1963 e il 2023. Riguardano 24 sacerdoti, tra i 28 e i 35 anni, e 59 vittime tra gli 8 e i 14 anni, poco più del 50 per cento di sesso femminile. Il documento, realizzato nell'ambito del progetto triennale «Il coraggio di guardare», è stato presentato ieri in una conferenza stampa, in presenza del vescovo Ivo Muser. «Abbiamo bisogno di un cambiamento di mentalità - ha commentato il prelato - di una nuova cultura di vicinanza. Per questo oggi non si chiude un cammino, ma è un primo passo all'interno di questo cammino. Bisogna prendere sul serio le vittime e il loro dolore, prendere sul serio questa terribile ferita che c'è all'interno della nostra chiesa e della società. Ogni caso è un caso di troppo. Mi colpisce il fatto che dobbiamo imparare questa vicinanza, prendere sul serio il dolore del singolo, di ogni vittima, ed ascoltare bene le storie che ci vengono raccontate».

Dopo aver cominciato a prendere atto di questa terribile realtà tramite il centro di ascolto istituito dalla diocesi e contatti diretti, il vescovo il coraggio di guardare ce l'ha avuto. Tanto da dare il consenso ad aprire tutti gli archivi della diocesi e a permettere di prendere visione di tutte le fonti e tutti gli atti. Lo studio, realizzato valutando i registri ecclesiastici e intervistando i testimoni, prende in esame testimonianze dal 1964 al 2023. Alcuni religiosi sarebbero responsabili di più aggressioni. Episodi che diminuiscono drasticamente a partire dall'inizio degli anni Novanta. Nel rapporto viene sottolineato che la maggior parte dei casi (il 43 per cento) era nota ai vertici diocesani già prima del 2010 e che la «teoria degli autori isolati o delle pecore nere frequentemente sostenuta, soprattutto prima del 2010, ma in parte ancora oggi, non ha mai avuto sostanza».

Alle 59 vittime degli abusi si aggiungono altri 16 casi ancora non chiariti. Poi ci sono altri 12 chierici nei confronti dei quali le accuse formulate non hanno potuto essere giudicate con il necessario grado di certezza.

Muser, che fino a ieri mattina non era a conoscenza dei dati contenuti nel rapporto, ha fatto sapere di volersi prendere del tempo per un esame attento. Nel documento riservato che verrà consegnato al vescovo e al vicario generale Eugen Runggaldier, ci saranno i nomi dei preti responsabili degli abusi, che non compaiono invece nel rapporto pubblico.

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