«A Sacrofano si prega, a Roma si scrive». Mentre i padri sinodali sono raccolti in ritiro spirituale in mezzo al verde della campagna laziale per prepararsi al prossimo Sinodo che si aprirà domani pomeriggio in Vaticano, a due passi da San Pietro un gruppo di cinque cardinali torna a scuotere il Pontificato di Papa Francesco rendendo pubblici cinque «dubia», cinque quesiti inviati al Pontefice lo scorso agosto sui temi che potranno essere discussi durante l'assise di ottobre. Un copione già visto: sette anni fa, in occasione del Sinodo sulla Famiglia, a seguito della pubblicazione dell'Esortazione Apostolica «Amoris Laetitia», erano già stati pubblicati dei «dubia» sollevando un polverone e aprendo una ferita riguardo all'accesso ai sacramenti per i divorziati-risposati.
Questa volta i porporati, due dei quali avevano già scritto al Papa nel 2016, chiedono a Francesco di rispondere con un «sì» o con un «no» ad alcune domande sui temi più caldi della Chiesa. Una chiara sfida al Pontefice per riaffermare l'insegnamento cattolico su temi come l'omosessualità e le ordinazioni sacerdotali femminili. A prendere carta e penna sono i cardinali conservatori Raymond Leo Burke, Walter Brandmüller, Juan Sandoval Iniguez, Robert Sarah e Joseph Zen Ze-kiun, quest'ultimo più volte critico verso la Santa Sede per l'accordo sulle nomine dei vescovi stipulato con la Cina. I cinque porporati avevano scritto al Pontefice lo scorso 10 luglio e avevano ricevuto una risposta l'indomani: una lunga lettera in cui Francesco chiariva la sua posizione riguardo ai quesiti proposti (la lettera è stata diffusa ieri sul sito del Dicastero per la Dottrina della Fede). I cardinali non hanno ritenuto però soddisfacente la risposta del Papa, criticandone la forma e così hanno riformulato i «dubia», inviando il 21 agosto a Santa Marta delle domande ancora più precise a cui Francesco, a loro dire, non avrebbe ancora risposto. Per questo ieri mattina, alla vigilia dell'apertura del Sinodo, hanno deciso di rendere tutto pubblico.
«Con la stessa sincerità con cui Voi ci avete risposto», scrivono i porporati al Papa nella lettera diffusa dal blog Settimo Cielo, «dobbiamo aggiungere che le Vostre risposte non hanno risolto i dubbi che avevamo sollevato». Sulle benedizioni alle coppie gay, dopo l'apertura dei vescovi fiamminghi e le polemiche in Germania, chiedono: «È possibile che in alcune circostanze un pastore possa benedire unioni tra persone omosessuali, lasciando così intendere che il comportamento omosessuale in quanto tale non sarebbe contrario alla legge di Dio e al cammino della persona verso Dio?». Riserve anche sul tema femminile, tanto che i porporati chiedono al Papa: «La Chiesa potrebbe avere in futuro la facoltà di conferire l'ordinazione sacerdotale alle donne, contraddicendo così che la riserva esclusiva di questo sacramento ai battezzati di sesso maschile appartenga alla sostanza stessa del Sacramento dell'Ordine, che la Chiesa non può cambiare?». I cinque cardinali, che non parteciperanno ai lavori del Sinodo e che pongono quesiti anche su temi dottrinali e sull'assoluzione sacramentale, si mostrano molto critici verso la stessa assise, dicendo che viene presentato come «se rappresentasse la Suprema Autorità della Chiesa» quando invece «è un organo consultivo del Papa, non rappresenta il collegio episcopale e non può dirimere le questioni in esso trattate né emanare decreti su di esse».
«Siamo molto dispiaciuti», commentano a Il Giornale due padri sinodali,
«i tempi della Chiesa non sono quelli di questi confratelli! Non possono dettare loro l'agenda al Papa, causando peraltro ferite e minando l'unità nella Chiesa. Ma ormai ci siamo abituati: vogliono solo colpire Francesco».
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