Nel piano che Luciana Lamorgese ha portato sul piatto del summit di maggioranza di questo lunedì, ci dovrebbe essere spazio per delle modifiche sostanziali del decreto sicurezza anche in relazione al delicato tema della cittadinanza.
Tuttavia, più che di “discontinuità” in questo caso occorrerebbe parlare di vera e propria “restaurazione”. Secondo quanto trapelato da Repubblica, l’attuale titolare del Viminale avrebbe per il momento accantonato la discussione su ius soli e ius culturae, preferendo per il momento ripristinare le norme antecedenti ai decreti sicurezza voluti da Matteo Salvini.
La demolizione delle riforme del segretario del carroccio, sul tema della cittadinanza dovrebbe passare in primo luogo per un ripristino del silenzio assenso dopo 24 mesi per arrivare a completare l’iter burocratico necessario a rendere cittadino italiano un soggetto che ne ha i requisiti.
Il tema della cittadinanza è stato tra i più dibattuti negli ultimi anni. La legge attuale in materia si base sullo ius sanguinis, ossia è cittadino italiano colui che ha almeno un genitore italiano. Negli ultimi mesi della passata legislatura, si è puntato all’introduzione dello ius soli, ossia il principio secondo cui è italiano chiunque nasca in Italia, a prescindere dalla cittadinanza dei suoi genitori.
Tuttavia l’impopolarità della proposta ha fatto sì che il disegno di legge venisse riposto in un cassetto in attesa di nuove elezioni. Il governo gialloverde insediatosi nel giugno 2018, non ha intaccato questa impostazione. Dunque, diventa cittadino italiano colui che, soddisfacendo particolari requisiti, compie 18 anni di età. Il decreto sicurezza voluto da Matteo Salvini, ha però introdotto delle modifiche sull’iter burocratico il quale adesso durerebbe in media 4 anni.
Con le proposte avanzate dalla Lamorgese, si ritornerebbe dunque alla stessa normativa in vigore fino al 2018, grazie alla reintroduzione del silenzio assenso che andrebbe a chiudere un iter i cui tempi non dovrebbero sforare i 24 mesi.
Per adesso, come detto, non si parlerà né di ius soli e né di ius culturae. Su quest’ultimo fronte “naviga” in parlamento un disegno di legge a firma, tra gli altri, di Laura Boldrini che però non sembra avere il favore di tutta la maggioranza. E così, come compromesso, l’attuale ministro dell’interno sta provando a portare avanti la restaurazione pre salviniana.
Le più corpose novità invece, dovrebbero incontrarsi sul tema dell’iscrizione all'anagrafe dei migranti. Il decreto sicurezza ha proibito l’iscrizione dei richiedenti asilo, tuttavia diverse sentenze nel corso degli ultimi mesi hanno reso sostanzialmente vana e quasi superata questa disposizione. Molti comuni, confortati dalle sentenze arrivate in diversi tribunali, hanno deciso di far iscrivere ugualmente i richiedenti asilo all’anagrafe. L’esempio più eclatante in tal senso è stato rappresentato dal comune di Palermo, il cui sindaco Leoluca Orlando ha sempre alzato sul tema lo scontro politico con Matteo Salvini.
Il piano previsto da Luciana Lamorgese sembra assecondare le disposizioni dei giudici, con il definitivo via libera per l’iscrizione all’anagrafe anche dei richiedenti asilo. E questo non è un dettaglio di poco conto: l’iscrizione all’anagrafe non è soltanto un elemento volto ad aggiornare le statistiche, al contrario serve a dare accesso a tutti i servizi legati alla residenza.
Se dovesse passare la riforma dell’attuale ministro dell’interno, i richiedenti asilo potrebbero tornare ad iscriversi nei registri e dunque poter vedersi riconosciuti alcuni diritti quali, ad esempio,
la possibilità di aprire un conto in banca oppure l’accesso alle prestazioni sanitarie. Ed è su questo punto che, di fatto, le impostazioni volute da Salvini nel decreto sicurezza subirebbero una grave battuta d'arresto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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