Negli anni Novanta aveva già capito di dover recitare in una seria tv medical e di dover diventare un eroe sex symbol in camice bianco. Ma quello è stato solo l'inizio. Poi c'è stato tutto il resto. Le saghe delle maxi produzioni americane (alla Ocean's Eleven, per intendersi), le pellicole impegnate (alla Syriana, sempre per intendersi), la regia, gli Oscar, gli spot, l'impegno politico e le donne. Per non parlare delle ultime foto diffuse dai media, nelle quali il divo Usa con villa a Como, compare tra i volontari intervenuti dopo l'alluvione in prossimità dell'incantevole lago. Lì, a dare una mano tra le rovine e lo sgomento, a mettersi in posa e a spremere dai pori il suo sudore pulito. Sempre la causa giusta, la femmina giusta, la visibilità giusta al momento giusto. Sempre un nuovo personaggio per scrollarsi di dosso l'altro. A infervorare le guance mal rasate di George Clooney, c'è sempre stata l'azione perfetta nell'istante perfetto. Sono sessant'anni tondi che George parla con se stesso, e si risponde sempre. Clooney è la fenomenologia dell'uomo esatto al momento esatto. Sempre «alla mano», mai casual. Abbronzato e col naso piccolo. Un'abilità infallibile, di togliersi dalla scena e ricomparire quando è il caso, dove è il caso di farlo, come è il caso di farlo. Si inabissa e ricompare, con precisione millimetrica. Si raddrizza come un surfista sull'onda. Ha saputo quando e cosa fare in tv e quando e come passare al cinema. Ha compreso cosa fare di popolare e come lesinarsi con pellicole di nicchia. Ha azzeccato dove recitare e cosa dirigere. Quando e che Oscar prendere, quali e quanti altri premi lambire. Quando e per quali missioni farsi salire una colonna di lacrime all'interno della testa, dalla gola agli occhi. C'erano le telecamere, anche quella volta. Ma la sua abilità, una delle sue abilità, è far seguire i fatti alle suggestioni. Quattro anni di nomination consecutive da parte di «Time» tra le cento persone più influenti (2006-7-8-9), ruoli da testimonial strapagato nelle campagne pubblicitarie più esclusive, Toyota, Martini, Fiat, Fastweb, Nespresso... E poi, in ordine sparso: Messaggero di Pace per le Nazioni Unite nel 2008, fervente attivista per le cause di Haiti (2010), Tsunami (2004), 11 settembre (2001), fino all'arresto (e al pronto rilascio) il 16 marzo 2012 per aver manifestato contro il blocco degli aiuti al Sudan. Nel frattempo, ha saputo quando fidanzarsi con una velina (Elisabetta Canalis, 2009) e quando smettere con una velina (2011). Era il momento di fare sul serio, allora: addio moto, benvenuta station wagon. Ha capito quando (ri)sposarsi e con chi (l'aristogatta di porcellana, l'avvocato Amal Alamuddin, di nuovo incinta). Gli uomini, anche meno belli di lui, gorgheggiano la loro virilità, lui ha lasciato che i rumors la mettessero perfino in discussione, salvo poi, al momento giusto, mettere tutto (o quasi) a tacere, dimostrando un lieve interesse rapace nei confronti di quella venere dalle ossa piccole e da cervello grande. Hanno formato una coppia ufficiale facendo sognare il mondo nel 2014, naturalmente a Venezia. Nel 2017 i figli, naturalmente gemelli, alimentando e contemporaneamente smentendo i rumors. E in ogni caso, facendo venir voglia, di nuovo, a milioni di donne, di essere femmine.
La carriera perfetta, le cause perfette, la famiglia perfetta: una coppia di impegnati con mani ben curate. Glamour e politicamente ineccepibili, tanto da far auspicare a molti una loro corsa verso la Casa Bianca. Eventualità non ancora del tutto scongiurata. Come il suo outing, d'altra parte...
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