Una fermata dell'autobus come ring, una platea di decine di giovanissimi su di giri e un brutale scontro a suon di coltellate cristallizzato in filmati diventati subito virali. È una storia che preoccupa e inquieta quella che arriva dal Bresciano. A Roè Volciano, paesino della Valsabbia, gli studenti sono appena usciti da scuola quando mentre aspettano il bus scoppia una rissa tra due giovanissime. Una ha 15 anni, l'altra è più giovane di un anno. Sono entrambe nate da famiglie di origini marocchine e sono vestite identiche, total black. All'apparenza potrebbero sembrare amiche. Invece pare che di mezzo di ci sia lo stesso ragazzo.
Iniziano a strattonarsi e a tirarsi i capelli, poi a picchiarsi. Intorno i coetanei urlano, imprecano, tifano. Qualcuno invoca a gran voce il secondo round - possibilmente più violento del primo. E in una manciata di secondi la temperatura della tensione sale: all'improvviso la 15enne estrae un coltello e lo infilza nel corpo della rivale. I fendenti colpiscono la coscia, il braccio, persino il collo. Sugli «spalti» dell'aggressione almeno una ventina di ragazzi continuano a filmare tutto, non si perdono neppure un fotogramma della violenza. Nessuno interviene per placare gli animi, per evitare il peggio. Anzi, ne vogliono ancora. Dopo minuti interminabili l'unica ad intervenire è un'altra ragazzina, che interrompe lo spettacolo di violenza e orrore. E i titoli di coda sono scanditi dal fuggi fuggi generale del pubblico non pagante. Mentre la vittima viene portata in ospedale in condizioni serie con ferite agli arti e all'addome, i video amatoriali sono già stati versati sul web. Reels, storie, chat. In pochi minuti diventano virali e lasciano a bocca aperta chi li guarda. Perché se la violenza è scioccante, risulta persino inquietante la reazione dei presenti: divertiti, eccitati, vogliosi di sangue. E proprio su questo aspetto si sofferma Giuliana Tondina, procuratore del tribunale dei minorenni di Brescia: «Questi scontri tra ragazzi o tra ragazze che spesso partono anche da pretesti banali sono assai frequenti. Ma oggi sono estremamente spettacolarizzati, perché si mettono in vetrina quelle occasioni in cui si combatte per qualcosa. Noi interveniamo e interverremo coi mezzi del procedimento penale ma il tema è il modo in cui le famiglie hanno insegnato a gestire i conflitti». Ieri, invece, è intervenuta con una nota anche Camilla Lavazza, direttrice del Cfp Scar di Roè Volciano. «Sapete essere meglio di così, chi era presente e non si è indignato, ha dato il peggio di sé stesso e non possono esserci giustificazioni - ha scritto rivolgendosi ai suoi alunni -.
Stiamo perdendo la nostra sensibilità, la nostra coscienza. Quel fatto non era virtuale, era lì, accadeva davanti ai vostri occhi, eppure molti si sono schermati. Torniamo ad essere umani, non rassegniamoci all'indifferenza».
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