Comunali, l'affluenza continua a scendere. Il ballottaggio ormai ha stancato i cittadini

I dati in calo confermano lo scarso interesse degli elettori per il doppio turno

Comunali, l'affluenza continua a scendere. Il ballottaggio ormai ha stancato i cittadini
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Urne aperte, ancora per poco. C'è tempo fino alle 15 di oggi per poter andare a votare. Anche se l'affluenza registrata dal Viminale alle 19 di ieri non fa ben sperare. Solo il 27,65% (rispetto al 35,95% del primo turno) ha deciso di recarsi al seggio per esprimere la propria preferenza. «Troppo poco» è il commento che circola nelle sedi dei partiti politici. E scatta l'allarme. Come dargli torto, anche se i dati che registrano la poca affluenza ai ballottaggi non sono più una novità. L'ennesimo segnale alla politica? Probabile, ma come spesso accade c'è chi ha preferito dare la colpa al caldo e al giro d'Italia. Un fatto è certo: c'è sempre meno affezione alle urne, al voto, alla partecipazione. Soprattutto al doppio turno. Eppure, i comuni chiamati a scegliere il proprio sindaco al ballottaggio, in una sfida a 2, non sono pochi ma ben 41. Una competizione che si accende ancora di più nei 7 capoluoghi di provincia: Vicenza, Massa, Pisa, Siena, Terni, Ancona e Brindisi. Un risultato atteso anche a Palazzo Chigi, la somma dei comuni conquistati (se andrà bene come al primo turno) sarà un segnale per il governo e l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Una sorta di indice di gradimento.

Al di là del risultato, però, la politica si interroga sulla scarsa affluenza, i numeri sono spietati e i cittadini non sembrano più interessati a recarsi alle urne nemmeno al primo turno. Ce lo dicono i dati provenienti dalla Sicilia dove, alle ore 19, ha votato per scegliere il primo cittadino solo il 33,39% (in calo rispetto al 40,95% della tornata precedente) e della Sardegna che ha registrato un 36,88% rispetto al 45,93% di cinque anni fa. Dati poco incoraggianti. È proprio per queste ragioni che la maggioranza in Senato (solo due mesi fa) aveva provato a cancellare i ballottaggi cambiando le regole per le elezioni dei sindaci nei Comuni al disopra dei 15 mila abitanti. Un blitz per la sinistra che si è sempre opposta e che ha costretto Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia a fare un passo indietro. Per ora. Sì, perché la battaglia non è finita, è solo rinviata. Superata questa tornata elettorale, infatti, dal centrodestra giurano che ci riproveranno, che cambieranno la legge. «È uno sforzo inutile far votare i cittadini due volte, dobbiamo cambiare le regole, riproporremo il tema» dicono. L'obiettivo è modificare l'articolo 72 del testo unico sugli enti locali, quello che oggi prevede che nei Comuni con oltre i 15mila abitanti venga «eletto sindaco il candidato alla carica che ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi». Con la modifica proposta dalla maggioranza, invece, verrebbe «proclamato eletto sindaco il candidato che ottiene il maggior numero di voti, a condizione che abbia conseguito almeno il 40 per cento dei voti validi». Non solo, la nuova legge che la maggioranza vorrebbe riportare al più presto in Aula prevede che venga assegnato un premio di maggioranza del 60% dei seggi al vincitore. «Stiamo lavorando in maniera più complessiva alla riforma degli enti locali, nella direzione della governabilità e dell'efficienza amministrativa, e anche nell'ottica di ripristinare il ruolo delle Province» ci dice il sottosegretario al ministero dell'Interno Wanda Ferro.

«Vogliamo scrivere delle norme per garantire che chi vince le elezioni abbia l'effettiva capacità di governare, senza necessità di alchimie politiche. I ballottaggi hanno spesso determinato situazioni di difficile governabilità». Non resta che aspettare. Meno ballottaggi, meno sprechi e, soprattutto, più partecipazione. Sinistra permettendo.

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