«Quando si dice che bisogna ricordare vuol dire che qualcuno ha dimenticato. Siamo di fronte alla rimozione di quanto è successo». Basterebbero queste parole del rabbino capo della Comunità ebraica di Milano, Alfonso Arbib, per spiegare il significato dell'evento Vittime di Hamas organizzato nella sinagoga della città a sei mesi di distanza dall'attacco del 7 ottobre. Un pomeriggio contro l'odio e l'antisemitismo sempre più dilagante, nei cortei, nella violenza delle aggressioni, nelle scuole e nelle università dei rettori minacciati per gli accordi con Israele sulla ricerca.
«Il 7 ottobre è stata la più grave strage di ebrei dopo la Shoah. Bisogna fare in fretta e distruggere Hamas» ha detto senza giri di parole il presidente della Comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi. «E poi bisogna combattere questo antisemitismo che sta crescendo e che non è della gente comune. Il popolo italiano non è antisemita» ha aggiunto Meghnagi, trovando qualche mugugno dalla platea. All'ingresso della sinagoga lo striscione «Riportateli a casa» con le facce degli ostaggi di Hamas, le stesse che erano sopra i volantini sulle panche. Tanti i giornalisti, come il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti, e gli esponenti politici presenti, tutti con la kippah sulla testa, da Carlo Fidanza a Emanuele Fiano, fino a Mariastella Gelmini, a Gianluca Comazzi - in rappresentanza della Regione Lombardia - e alla leghista Silvia Sardone, che non si è sottratta dal ricordare le ambiguità sul tema del Comune di Milano e per questo è stata «rimproverata» da Meghnagi: «Non siamo qui per fare politica e non accettiamo che si faccia propaganda elettorale. Siamo tutti ebrei milanesi». Tutti in piedi, invece, compresa la senatrice a vita Liliana Segre, per l'ex presidente dell'Anpi Milano Roberto Cenati e per il consigliere comunale di Milano Daniele Nahum per aver scelto di dimettersi - il primo dall'Anpi di Milano, il secondo ha lasciato il Pd - in disaccordo con l'utilizzo della parola «genocidio» per parlare della risposta militare di Israele. «Voglio ringraziare Cenati e Nahum. Il genocidio è tutta un'altra cosa» ha commentato Milo Hasbani, vicepresidente dell'Unione delle Comunità ebraiche di Milano, chiamando la standing ovation della sinagoga. Lo stesso Nahum ha poi rincarato la dose: «Non posso accettare che l'Anpi milanese abbia dichiarato che lo slogan della manifestazione del 25 aprile debba essere Cessare il fuoco ovunque» ha spiegato l'ex Pd, lanciando una proposta rivolta a tutte le forze politiche: «Facciamo il 25 aprile sotto le bandiere dello spezzone della Brigata ebraica». Per Gelmini «qualcuno usa a sproposito la parola genocidio, ma in verità quello che è accaduto il 7 ottobre è un pogrom che è avvenuto nei confronti di Israele» mentre secondo Sardone «sono aberranti i distinguo per i tagliagole di Hamas. Israele è l'unica democrazia del Medio Oriente e per questo dà fastidio». Ma ciò che più colpisce è l'ondata di antisemitismo pure tra i più giovani.
Non a caso, infatti, Anna Tognotti, tesoriere dell'Unione giovani ebrei d'Italia, ha sottolineato: «I nostri ragazzi combattono la loro battaglia di democrazia e diritti civili che ha luogo nelle aule e nelle strade quando dobbiamo nascondere le nostre abitudini, rivedere le nostre amicizie e quando non ci sentiamo sicuri negli atenei».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.