Per il ministro degli Esteri russo Lavrov, il caso Navalny non sarebbe altro che «uno specchietto per le allodole dell'occidente per sviare l'attenzione dalla loro profonda crisi», anche se in realtà nel mondo c'è molta curiosità sulle sorti del dissidente, rientrato domenica a Mosca dalla Germania, dove era stato ricoverato cinque mesi fa dopo il presunto avvelenamento con l'agente nervino Novichok. Il futuro di Navalny è legato indissolubilmente agli equilibri politici di mezzo mondo. Ne sa qualcosa proprio la Germania, che in piena trattativa con i colossi del gas russo, non ha tentato in alcun modo di prolungare a Berlino la permanenza del leader anti-Putin.
Domenica sera Navalny è stato arrestato poco dopo il suo rientro. L'uomo ritiene che sia stato il presidente Putin a dare l'ordine. La polizia lo ha fermato al controllo passaporti e lo ha trattenuto. Navalny ha dato un bacio alla moglie e l'ha abbracciata, poi gli agenti l'hanno scortato via. Il volo sarebbe dovuto atterrare all'aeroporto di Mosca Vnukovo, dove si erano raccolti centinaia dei suoi sostenitori. Tuttavia, le autorità avevano deciso di chiudere lo scalo all'ultimo minuto, dirottando l'aereo sul quale viaggiava verso lo Sheremetyevo, lontano dai media che lo aspettavano. Prima dell'arrivo, il servizio penitenziario russo aveva dichiarato che l'uomo aveva violato i termini della libertà condizionale di una sentenza sospesa relativa a un'appropriazione indebita risalente al 2014. L'udienza, convocata frettolosamente, è avvenuta presso un comando della polizia nelle vicinanze dell'aeroporto. In pochi minuti il giudice l'ha condannato a una pena detentiva di 30 giorni, senza specificare i motivi legali al fermo (la sentenza verrà impugnata il 2 febbraio). Solamente i giornalisti pro-Cremlino di Russia 1 e Lifenews hanno avuto il permesso di partecipare all'udienza e a quel punto la macchina mediatica del dissidente si è messa rapidamente in moto per controbattere il «pensiero unico». Attraverso il canale NavalnyLive, visualizzato già da 600 milioni di persone, lo stesso Navalny ha invitato i russi a scendere in piazza. L'appello è stato raccolto a San Pietroburgo e Khimki, dove ieri sera sono state arrestate almeno 30 persone. «Non fatelo per me, ma per voi stessi, per il vostro futuro e senza paura». Ha definito Putin «un nonnetto» e «un vecchio orco che non può e non deve fare paura. Quello che succede qui è inaudito, la più alta forma di illegalità».
Per Navalny è arrivato un ampio sostegno internazionale. I funzionari statunitensi ed europei, così come alcuni importanti attivisti, incluso Edward Snowden, hanno richiesto alle autorità russe il rilasciarlo. Il futuro presidente degli Usa Joe Biden ha condannato l'arresto, mostrando che i diritti umani probabilmente rientreranno a far parte dell'agenda con Mosca, una volta che Donald Trump lascerà la Casa Bianca. Duro persino l'affondo dell'attuale segretario di Stato, Mike Pompeo: «Si tratta dell'ultimo di una serie di tentativi di mettere a tacere le voci indipendenti che criticano le autorità della Russia». Attestati di vicinanza al dissidente e di condanna a Mosca sono arrivati anche da Bruxelles, dove il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel parla di «situazione di grande allerta internazionale».
In Russia, le autorità hanno cercato di minimizzare l'accaduto. Quando domenica sera i giornalisti hanno chiesto al portavoce di Putin, Dmitri Peskov, se ne sapesse qualcosa, lui ha ironizzato con un «per favore, spiegatemi.
Lo hanno arrestato in Germania? Non vi seguo», mentre alcuni organi di formazione, citando il Cremlino, hanno tirato in ballo gli Usa e i tempi della Guerra Fredda. «Pensino ai loro problemi. Non ci sembra che ai tempi della presidenza Reagan ci fosse molta libertà da quelle parti».
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