Condivide un post anti-islam: studentessa arrestata

Condannata per "blasfemia" a tre anni e mezzo di carcere dal tribunale di Marrakech

Arrestata a 23 anni per «offesa pubblica all'islam». Una studentessa italiana di origini marocchine si trova da qualche giorno catapultata in un incubo. Accusata di blasfemia per aver pubblicato, o condiviso, un post che irrideva i versetti coranici dedicati all'alcol, la giovane sarebbe stata fermata e condannata a tre anni e mezzo di prigione da un tribunale di Marrakech.

La vicenda è stata raccontata da un sito in lingua francese (Bladi.net) che si occupa della attualità del Marocco e di marocchini nel mondo. La studentessa, cresciuta a Vimercate, attualmente risiede in Francia, dove studia all'università di Marsiglia. E proprio dalla Francia sarebbe partita, una decina di giorni fa, con destinazione Marrakech (o Casablanca) intenzionata a trascorrere nel suo Paese d'origine un lungo periodo di vacanza. Sbarcata all'aeroporto, e mostrati alla dogana i documenti marocchini, è stata fermata dalla Polizia di frontiera, con l'accusa di avere - da marocchina, da musulmana - «offeso pubblicamente l'Islam». I giorni successivi li ha trascorsi nella casa della sua famiglia, aspettando il verdetto dei giudici locali. E quattro giorni fa è arrivata la sentenza del tribunale di primo grado, che l'ha condannata a tre anni e mezzo di carcere e a una pena pecuniaria di 50mila dirhams, pari a 4.700 euro, secondo quanto reso noto dal ministero della Giustizia sul suo portale. Secondo il sito, il post della giovane era diventato «virale» all'epoca della sua pubblicazione, e a giudicare da quanto riportato dal sito d'informazione in lingua araba «Noonpresse», una squadra della Polizia giudiziaria di Marrakech dedita all'attività informatica, avrebbe iniziato ad indagare sul post della ragazza quasi due anni fa, sotto la supervisione della Procura.

Anche questo caso svela drammaticamente le insidie dell'islamismo, in un Paese che pure ha dato prova di apertura alla laicità e al pluralismo.

«Le notizie che giungono dal Marocco sono di una gravità inaudita e impongono un intervento immediato e risolutivo - ha dichiarato ieri il deputato leghista Massimiliano Capitanio annunciando un'interrogazione - Se il motivo dell'arresto fosse davvero una battuta su un versetto del Corano, le autorità italiane dovrebbero intervenire immediatamente e far sentire la propria voce».

Ieri l'ambasciata italiana ha avuto un contatto con la famiglia. Con diplomazia, si lavora in vista del giudizio d'appello con l'obiettivo immediato di un passaggio rapido alla detenzione domiciliare.

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