
Due round di quasi due ore ciascuno per mettere qualche punto fermo, pochi a dire il vero, e presentare a Mosca le richieste di Kiev. Le delegazioni di Usa e Ucraina a Riad hanno concluso il summit, in preparazione di quello odierno tra Stati Uniti e Russia, con cauto ottimismo. L'impressione è che molti aspetti rimarranno sospesi in aria fino al faccia a faccia tra le delegazioni di Washington e Mosca. L'iniziale «no comment» dei negoziatori Umerov e Palis del ministero della Difesa è stato compensato da Zelensky, che ha parlato di «lavoro svolto in maniera costruttiva» e di «conversazioni utili». Per il presidente ucraino «ora dobbiamo fare pressione su Putin affinché dia un ordine concreto per fermare gli attacchi». A Riad gli ucraini hanno chiesto agli Usa di riferire a Mosca che è arrivato il momento di un cessate il fuoco congiunto su impianti energetici e strutture civili. Kiev giura di aver rispettato la tregua (ma i missili su Krasnodar rappresentano una macchia) e accusa il Cremlino di continuare a bombardare senza criterio sui siti che forniscono energia al Paese. «È importante che i russi smettano di dire no e di porre condizioni inutili. E questo può avvenire solo con la mediazione degli americani», rivela il vice ministro dell'Energia Kolisnyk.
Com'era nelle previsioni della vigilia, non si è giunti ai dettagli di un cessate il fuoco nel Mar Nero. Uno stop considerato prezioso affinché grano, carburante e attività commerciali in generale possano riprendere nella regione. Nessun accenno è trapelato invece sulle questioni militari. L'interruzione in previsione della Pasqua cattolica e ortodossa, che quest'anno coincidono il 20 aprile, piacerebbe a Kiev, ma trova scettica Mosca, soprattutto ora che le sue forze armate stanno avanzando lungo tutto il fronte nel Donbass e vedono addirittura il Dnipropetrovsk.
La diplomazia non riesce tuttavia a silenziare il suono delle armi e nel 1124° giorno di scontri le forze russe hanno attaccato l'Ucraina con 122 droni Shahed (60 neutralizzati), colpendo gli oblast di Kharkiv, Sumy, Cernigov, Odessa e Donetsk, ma mettendo al centro del loro target la capitale Kiev, martellata per quasi 5 ore. I velivoli senza pilota si sono schiantati purtroppo su aree residenziali, in particolar modo nei quartieri di Dniprovsky e Podilskyi. Alcune palazzine sono state avvolte dalle fiamme, e negli incendi hanno perso la vita 8 persone, tra le quali una bambina di cinque anni e il padre. Altre 20 sono rimaste ferite (la più giovane ha solo 11 mesi). Il presidente Zelensky ha dichiarato che gli attacchi di una certa intensità sono all'ordine del giorno. «Solo questa settimana, più di 1.580 bombe aeree guidate, quasi 1.100 droni d'attacco e 15 missili di vario tipo sono stati utilizzati contro il nostro popolo». Il leader ucraino ha invocato nuove sanzioni contro Mosca, «perché è l'unico strumento per fermare i terroristi russi», aggiungendo la necessità «di rafforzare l'esercito e la difesa aerea».
Qualcosa potrebbe già cambiare nella giornata odierna, alla luce di un blitz dei jet ucraini sulla base aerea Engels-2, nel profondo della Russia. Si tratta di un hub chiave per i bombardieri strategici di Mosca e funge anche da punto di rifornimento. Engels-2 immagazzina anche armi tra cui missili da crociera subsonici Kh-101, frequentemente utilizzati nei famigerati attacchi notturni. L'aeronautica di Kiev ha inoltre colpito con successo una base militare nemica a Toretsk, nel Donetsk, dove invece i russi hanno liberato la località di Sribnoye. Nel Kursk gli ucraini continuano ad arretrare, e ieri hanno perso altri 190 soldati. Violenti bombardamenti da parte di entrambi gli eserciti sono in corso nel Kherson.
Le forze di terra ucraine affermano di aver riconquistato il villaggio di Nadiya (Luhansk). In serata a Bilyaivka, nella regione di Odessa, si è verificata un'esplosione in una stazione di polizia, 2 le vittime. Si parla di terrorismo di matrice russa.
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