I timori della famiglia, l'apprensione del partito, la protezione degli amici più cari: c'è un po' di tutto questo nelle ore in cui il cuore del Cavaliere viene fermato e tenuto sotto controllo per mettere a posto quella valvola che non va. «Silenzio»: è la parola più utilizzata e auspicata da tutti quelli che vogliono bene a Berlusconi. In primis i figli e il fratello che si sono pure spaventati a morte quando il medico di fiducia Alberto Zangrillo ha detto papale papale che Silvio «poteva anche morire». Troppo stress, troppo lavoro, troppe trasferte e comizi che piegherebbero un ragazzo, figurarsi un uomo di quasi ottant'anni. Il problema è che l'ex premier è un combattente nato e mai si nega e si negherebbe quando c'è da duellare; figurarsi a ridosso di un'elezione. Ma i comizi, le tv, le interviste a radio e giornali, le cene elettorali con tanto di bagno di folla l'hanno provato oltremodo. «Riposo» era il consiglio del dottore. «Ora basta strapazzarti» l'amorevole ordine di Marina e i suoi fratelli.
«Silenzio» anche quello quasi preteso dagli amici più cari dell'ex premier. Su tutti ci sono Fedele Confalonieri, Gianni Letta ma anche il fidato Niccolò Ghedini: sono loro i pochi che hanno accesso alla sua stanza, oltre ai familiari e alla compagna Francesca Pascale, e che gli hanno eretto attorno un muro protettivo. E sono loro che sperano di fermare il circo della politica che invece non si ferma mai, complici i media tutti. Il risultato è stato ed è grottesco: poche ore dopo la notizia che Berlusconi avrebbe dovuto andare sotto i ferri, già c'era chi parlava di direttòri, successione, futura leadership. Cattivo gusto. Ed è proprio il fedele Fedele Confalonieri che quasi si sfoga in un colloquio con il Foglio: «Lui è Gulliver, certo. Ma quelli non hanno nemmeno la corda per legarlo». Lillipuziani: piccoli, piccolissimi al cospetto del leader che pensano e ragionano in politichese. «È già capitato che si accoltellassero per la leadership del niente», ragiona l'amico. Il perché è ovvio: «Se mai ci sarà (la successione, ndr) passerà soltanto dalle decisioni di Berlusconi». Forza Italia non è di Berlusconi. È Berlusconi. Infatti, ancora più esplicito, Confalonieri ammette: «Berlusconi è un'anomalia, una straordinaria anomalia; e la successione, se mai ci sarà, non potrà che essere anomala come tutto il resto». In ogni caso, «Esiste anche un'intelligenza di saper tacere».
Tesi sposata anche da Alfonso Signorini, direttore di Chi: «Che pena mi fanno quelli che sui giornali, o tra loro, parlano o bisbigliano della futura leadership di Forza Italia - scrive in un editoriale - Berlusconi è ricoverato, sta per affrontare una prova difficile, non ha annunciato il suo ritiro dalla politica e neppure è morto, e già questa gente nei salotti, a cena, in Parlamento o in segreti tu per tu con i giornalisti delinea scenari futuri del partito che li vedranno, guarda caso, protagonisti? Più che una mancanza di stile è una mancanza di umanità».
«Silenzio», appunto. Così il partito si mette la mordacchia; almeno adesso. Già il Cavaliere ha sempre detestato l'alambiccare del politichese; figurarsi il riemergere di cordate, assi del Nord, del Centro e del Sud e le ambizioni di questo o quel colonnello. Ci sono momenti in cui il pubblico deve farsi privato e la politica fare un passo indietro. Questo è uno di quei momenti. Poi si vedrà. Probabile che sia lo stesso Berlusconi a voler riprendere il timone della baracca azzurra ma nell'attesa di sapere come e quando Berlusconi tornerà in pista, vengono messe in freezer tutte le ipotesi ventilate nei giorni scorsi. Nessun direttorio, nessun congresso, niente primarie. In fondo la vita di un partito va avanti lo stesso anche se il suo leader è in panchina; anzi, in tribuna.
Questo è il volere del capo che ha voluto che l'ufficio di presidenza del partito si tenesse ugualmente. Un atto dovuto perché andava approvato il bilancio entro oggi, pena sanzioni. Ma di fatto Forza Italia non si ferma. Le polemiche interne sono attutite, anestetizzate, forse soltanto rimandate. Per ora, «silenzio».
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