"È conflitto d'interessi". Per il premier Sunak i guai non finiscono mai

Finanziamenti pubblici alla società di servizi per l'infanzia legata alla first lady Akshata

"È conflitto d'interessi". Per il premier Sunak i guai non finiscono mai

Rishi Sunak di nuovo nell'occhio del ciclone. Il primo ministro britannico è stato sottoposto a inchiesta amministrativa da parte della Commissione parlamentare per gli standard di condotta per un'ipotesi di conflitto d'interessi. Il conflitto sarebbe legato a una struttura di assistenza per l'infanzia in cui la ricchissima moglie di Sunak avrebbe investito, senza che a suo tempo Sunak lo dichiarasse come invece è stabilito da un regolamento parlamentare.

L'investigazione è stata avviata giovedì scorso, ma la notizia è stata diffusa soltanto ieri. Un aggiornamento sul sito del presidente della commissione Daniel Greenberg si riferisce al paragrafo 6 del codice di condotta dei parlamentari che afferma: «Essi devono sempre essere aperti e sinceri nel dichiarare ogni rilevante interesse in ogni procedimento del Parlamento o delle sue Commissioni». La conferma del coinvolgimento della struttura di assistenza è arrivato proprio da Downing Street. La compagnia Koru Kids risulta infatti essere una delle sei strutture private per l'infanzia che beneficeranno dello schema pilota proposto nella finanziaria dello scorso mese per incentivare le persone a diventare assistenti all'infanzia. A chi vorrà intraprendere il corso per operatore tramite l'agenzia verranno offerte 1.200 sterline. Nulla di illegale, ma il problema è che la consorte di Sunak, Akshata Marty, figura tra gli investitori della compagnia.

Il 28 marzo, quando il premier conservatore illustrò i cambiamenti nel sistema di assistenza parlando di fronte alla Commissione, non menzionò però il coinvolgimento della moglie. La deputata laburista Catherine McKinnel gli chiese allora se avesse qualcosa da dichiarare e lui rispose in modo deciso: «No, tutto quello che avevo da divulgare è già stato fatto secondo le normali procedure». È emerso più tardi che i capi delle compagnie coinvolte hanno partecipato a un ricevimento a Downing Street soltanto qualche ora dopo l'apparizione di Sunak di fronte alla Commissione. Pare però, o almeno questo è quello che riferivano ieri i media nazionali, che la deputata McKinnel abbia sollevato la questione con il capo della Commissione.

Il primo ministro non ha inserito gli investimenti di sua moglie nella lista del registro degli interessi dei parlamentari, che i deputati devono regolarmente aggiornare, ma Downing Street ha dichiarato che questo aggiornamento non era necessario perché Sunak l'aveva citato in un altro registro separato. Questo secondo registro però, non è stato ancora pubblicato e dev'essere ancora completato dal nuovo consulente degli interessi ministeriali Laurie Magnus. «Siamo felici di assistere la Commissione per chiarire come ogni interesse sia stato dichiarato in totale trasparenza» ha fatto sapere a riguardo un portavoce di Downing Street.

Una delle decisioni di Greenberg sarà valutare se l'interpretazione data del regolamento sugli interessi dei parlamentari è stata corretta. In questo caso sarebbe possibile correggere l'eventuale errore con una rettifica in cui il presidente e l'autore dell'errore si mettono d'accordo sulla procedura esatta da seguire.

E benché un simile errore possa venir considerato una violazione minore, se venisse accertato, Sunak dovrebbe rendere conto non solo di aver omesso la registrazione, ma di aver detto alla Commissione di non aver nulla da registrare, il che è decisamente più grave.

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