C'è chi, come il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci, grida al «miracolo di Berlusconi»; e chi, come Dario Franceschini rivolge uno «chapeau» al Cavaliere, che ha costretto il centrodestra al dietrofront unificandolo sulla sua linea.
«La scelta di responsabilità di Berlusconi - dice il ministro dem alla Cultura, nonché capodelegazione nel governo - ha politicamente costretto le altre forze di centrodestra a cambiare linea e ad adeguarsi». Persino Gigino Di Maio parla di «segnale di unità e di lealtà istituzionale».
Il voto all'unanimità sullo scostamento di bilancio suscita applausi bipartisan e evocazioni di «nuovo clima» sulla scena politica italiana, anche se il seguito che avrà è tutto da vedere. Di certo, dal centrosinistra e soprattutto dal Pd, viene incoronato come trionfatore della giornata il leader di Forza Italia. Ma anche, accanto a lui, il segretario dem Nicola Zingaretti, che della collaborazione con gli azzurri si è fatto attivo promotore, nonostante la freddezza di Palazzo Chigi. Lo sottolinea ad esempio il senatore di lungo corso Luigi Zanda: «Questo importante risultato ha diversi padri. Certamente Berlusconi, e Meloni e Salvini. Ma anche Zingaretti, che ha saputo tenere sempre aperto il filo del dialogo». Manca qualcuno? Sì: nell'elenco di Zanda c'è persino Salvini, che certo di meriti rispetto al «dialogo» ne ha pochini e ci è stato trascinato obtorto collo, ma non c'è Giuseppe Conte, e l'assenza non è casuale.
Zingaretti, dal canto suo, rivendica- senza strafare - il successo: «L'Italia che si unisce sulle cose da fare in questa drammatica emergenza è una buona notizia. Abbiamo combattuto per questo obiettivo, ora raggiunto». Ma mette le mani avanti: «Non vuol dire che governiamo insieme, quelle sul governissimo sono chiacchiere».
E Conte? Anche il premier festeggia: «Un ottimo segnale». Ma resta sulla difensiva: «La maggioranza è coesa, oggi Conte non ha rischiato», dice parlando di sé in terza persona. Riconosce «un bel segnale» arrivato dalle opposizioni e ringrazia Berlusconi che «ha sempre mostrato apertura al dialogo e un approccio costruttivo». Ma, tiene a precisare, «sempre nella chiarezza e nel rispetto dei ruoli». E cerca di annettersi il risultato: «Il voto è anche il segno che la linea del governo è largamente apprezzate». A rassicurare Conte c'è proprio il fatto che il centrodestra non si sia diviso (come invece avrebbe auspicato il Pd) e che quindi non si sia compiuto quel fatto politico, con relativo riconoscimento, che sarebbe stato l'avvicinamento di Fi all'area di governo. Per ora ognuno resta al suo posto, in maggioranza e all'opposizione: «Conte vede come un pericolo qualsiasi cambiamento negli equilibri politici, ed è felice che stavolta Salvini e Meloni lo abbiamo salvato», commenta un dem.
Ad essere spiazzati e in sofferenza sono i soliti Cinque Stelle.
Che non a caso, proprio nel momento in cui in aula si ritrovavano a votare con l'odiato Cavaliere, cui i loro alleati dem srotolavano tappeti rossi da statista, hanno cercato di manifestare la propria esistenza strillando contro il Mes: non solo «finché c'è il Movimento 5 Stelle in maggioranza il Mes sanitario non sarà mai usato», annunciano con un comunicato ufficiale, ma anche la riforma del Fondo SalvaStati cui il loro governo italiano, in sede Ue, sta collaborando da mesi, e cui Roma ha già dato a suo tempo via libera, va fermata: «È inutile e obsoleta», asseriscono i grillini. Che, a parere dei loro alleati dem, «non hanno idea di che cosa si stia parlando, ma devono dare un segnale di esistenza in vita per nascondere l'imbarazzo di aver chiesto i voti di Berlusconi».
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