
Il pacifismo di Giuseppe Conte, esibito nello show al Parlamento europeo, si sbriciola sotto i colpi dei documenti. Carta canta. Chi è stato quel capo di governo (che Conte definirebbe guerrafondaio) che ha sottoscritto, per ben volte, sotto gli occhi di Donald Trump, l'impegno dell'Italia a destinare il 2% del Pil in spese per armi e difesa? Lo stesso che ieri manifestava contro il riarmo dell'Europa e dell'Italia a Strasburgo: Giuseppe Conte. Il Giornale è in grado di ricostruire i due passaggi chiave che «inchiodano» il leader grillino e ne svelano il cambio di linea sulla Difesa: Londra 2019 e Bruxelles 2018. Per ben due volte, in due vertici Nato, Conte ha siglato la dichiarazione finale dei Paesi dell'Alleanza Atlantica nella quale i partner (Italia compresa) si impegnavano a raggiungere l'obiettivo del 2% in spese per la Difesa. Carta canta. Il primo vertice si tiene a Bruxelles nel luglio (11 e 12) del 2018. Conte è a Palazzo Chigi da poco più di un mese ma sembra avere già le idee chiarissime sulla Difesa. Nel documento finale (approvato anche da Conte) viene inserita la parte sulla corsa al riarmo. «Noi, Capi di Stato e di Governo ci siamo riuniti a Bruxelles in un momento in cui la sicurezza delle nostre nazioni e l'ordine internazionale sono messi in discussione. Riaffermiamo il nostro incrollabile impegno per tutti gli aspetti del Defence Investment Pledge concordato al Wales Summit del 2014 e per presentare piani nazionali credibili sulla sua attuazione, tra cui le linee guida di spesa per il 2024, le capacità pianificate e i contributi». Il Defence Investment Pledge altro non è che l'atto con cui nel 2014 la Nato stabiliva l'obiettivo del 2% del Pil per la spesa in Difesa. Impegno poi rinnovato nel 2018 con l'ok di Conte. E soprattutto nel 2019, al vertice di Londra del 3 e 4 dicembre. A rappresentare l'Italia c'era sempre Giuseppe Conte che però rispetto al 2018 guidava il governo Pd-M5s. A Londra, i membri Nato ribadiscano nella dichiarazione finale l'impegno a centrare il 2%: «Siamo determinati a condividere i costi e le responsabilità della nostra sicurezza indivisibile. Attraverso il nostro impegno per gli investimenti nella difesa, stiamo aumentando i nostri investimenti nella difesa in linea con le sue linee guida del 2% e del 20%, investendo in nuove capacità e contribuendo con più forze alle missioni e alle operazioni» si legge nel documento. Impegno che sottoscriverà anche Conte. Non si tratta di impegni verbali.
I governi Conte (I e II) daranno effettivamente una spinta alla spesa per la difesa. Soprattutto con Lorenzo Guerini alla Difesa. Sarà il ministro di Conte a istituire il primo fondo per gli investimenti nel settore della Difesa.
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