"Conte vive di rancore perché ho portato Draghi". Intervista a Matteo Renzi

Il leader di Italia Viva: "Non è detto che il campo largo si faccia, se non ci vogliono andiamo da soli"

"Conte vive di rancore perché ho portato Draghi". Intervista a Matteo Renzi
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Senatore Matteo Renzi, Marco Bucci, che voi appoggiate a Genova, è il candidato del centrodestra in Liguria. Come vi comporterete?

«Di Marco penso tutto il bene possibile. È stato un grande sindaco e ne apprezzo lo spessore umano. Il centrodestra litiga su tutto ma arriva alle elezioni unito. Il centrosinistra fa mille discorsi di unità e poi prevalgono i veti di Conte. Peccato».

Quindi lo sosterrete come avete fatto in Comune?

«No. Allora non avevamo fatto la scelta di campo del centrosinistra. Dopo aver aperto a Schlein, come possiamo andare con la destra in Liguria? La stima nei confronti di Bucci rimane ma la politica ha le sue regole, siamo seri. Italia Viva non potrà più fare operazioni come Genova o la Basilicata: la coerenza si paga».

Ma perché avete deciso di dichiarare chiusa l'esperienza del terzo polo?

«Lo ha distrutto Calenda senza una ragione. Ma è vero che gli italiani sono più abituati al bipolarismo di quanto pensassi. Ora il centro deve optare tra la destra con Vannacci e Salvini o la sinistra con Conte e Bonelli. Scelta non facile. Ma da soli non si vince, puoi solo far perdere qualcuno. Ho scelto di stare con il centrosinistra ma rispetto chi andrà a destra».

Lei ha aperto al Pd ma molti non vi vogliono proprio, da Conte alla sinistra. Persino Gentiloni è stato fischiato su di voi alla festa dell'Unità.

«Gentiloni è stato contestato anche prima sull'Ucraina: neanche la politica estera tiene insieme le due coalizioni, purtroppo. Ma la platea era la stessa che si era portato Conte da casa, la claque di Casalino. Quando sono andato a Pesaro c'erano duemila persone entusiaste. Non è l'applausometro che conta, ma la certezza che i veti siano rimossi. Noi abbiamo accolto l'appello di Schlein, vedremo».

Quindi non è detto che questo campo largo si faccia?

«Vedremo, ripeto. C'è uno scontro tra Schlein e Conte. Schlein dice: facciamo l'accordo sui contenuti. Conte invece non ci vuole perché non ha ancora digerito la sostituzione con Draghi. Vive di rancore per il passato e mi insulta: ma cosa vuole aspettarsi da uno che si dichiara di sinistra e non sceglie tra Trump e Harris?»

Harris può farcela contro Trump?

«Per me sì. E se Harris vince sarà grazie ai repubblicani. Quando Dick Cheney, vice presidente falco di Bush, sceglie Kamala significa che i dem stanno prendendo i voti decisivi, del centro. E non è un caso che Harris voglia lasciare posti di governo a personalità repubblicane: brava! Si vince coi voti degli altri, non coi veti sui tuoi».

Non solo Conte: anche Prodi dice che lei deve pentirsi.

«Dico ai comunisti che non farò abiure, e ai cattocomunisti che ci si pente in confessionale, non in Senato. Non mi pento di aver indicato Mattarella o Draghi. Non mi pento di Industria 4.0, JobsAct, 80, unioni civili, del Dopo di noi, del progetto su Pompei, di Italia Sicura e del resto».

Non si pente nemmeno delle conferenze all'estero?

«No. E se Prodi pensa che le conferenze meritino un pentimento, inizi pure lui che ne ha fatte più di me. Parliamo di futuro che è meglio. Noi alle Politiche del 2027 ci saremo comunque, con una lista alternativa alla destra. Se vince la linea Schlein saremo alleati. Se vince la linea del Fatto Quotidiano andiamo senza di loro. Così la Meloni rivince e il suo amico Travaglio sarà contento. Vogliamo rappresentare il centro dentro il centrosinistra. Se non ci vogliono, faranno un'alleanza di sinistra-sinistra e vediamo come finisce».

Appoggerete Orlando?

«Al momento c'è un veto su di noi da parte di Conte e dei suoi colleghi giustizialisti. Ci hanno accolti in Emilia Romagna e Umbria, ma non in Liguria. Decideremo a tempo debito. Ma se per farci stare in coalizione vogliono che parliamo male della Gronda faranno senza di noi. In ogni caso non sosterremo il centrodestra».

La accusano di aver utilizzato il «gossip» per fare battaglia politica contro il governo.

«Chi lo fa non ha capito la differenza tra gossip e politica. A me interessa sapere cosa fa il governo in ufficio, non in camera da letto. Ho chiesto chiarezza sulle nomine: siamo sicuri che Arianna Meloni, come ha dichiarato, non conosca nessuno dei nominati? Per dire, chi ha nominato un consigliere comunale di Frosinone, tal Tagliaferri, alla guida dell'Ales? Questo è ciò che mi sta a cuore. Il gossip lo lascio a chi ama il buco della serratura: non lo facevo ai tempi di Berlusconi, che era un leader, figuriamoci se lo faccio con Sangiuliano, che è il niente. Quanto alle Meloni: per me stanno inseguendo fantasmi: io faccio opposizione, i complotti li fanno da soli».

Lei ha apprezzato la candidatura Fitto, ma una parte della maggioranza Ursula minaccia guerra.

«Chi fa la guerra

a Fitto non lo conosce. Sono contro il governo Meloni ma non sarò mai contro l'Italia. Quindi dico: sosteniamo Fitto in ogni sede. In Italia ognuno gioca con la sua maglia, a Bruxelles ci si mette quella della nazionale».

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