Il contratto capestro di Trump: dai giacimenti alle infrastrutture le "riparazioni" imposte a Kiev

La bozza di accordo respinta da Zelensky. "Più dura che per la Germania nel 1945"

Il contratto capestro di Trump: dai giacimenti alle infrastrutture le "riparazioni" imposte a Kiev
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Il perché l'Ucraina sia col fiato sospeso e con i nervi a fior di pelle di fronte ai colloqui tra Stati Uniti e Russia sulla guerra in Ucraina non è solo per un motivo ideologico ma anche maledettamente pratico. E va ben oltre l'ovvia richiesta di «nessuna pace senza di noi» che poi significa più semplicemente nessun accordo alle nostre spalle. Perché da quanto filtra l'offerta di pace di Washington a Kiev sembrerebbe essere anche più dura di quella immaginata e sperata dalle parti del Cremlino. Oltre cedere in silenzio i territori occupati dai russi, l'Ucraina diventerebbe di fatto una colonia americana a cui dovrebbe elargire ben più dei 500 miliardi di dollari in risorse minerarie evocati da Donald Trump.

Secondo una bozza circolata sui media britannici, la proposta americana fatta recapitare a Zelensky alcuni giorni fa, e rifiutata senza esitazioni, prevederebbe la cessione delle preziosissime terre rare ma anche la cogestione dei porti e di altre infrastrutture e l'esclusiva sul controllo dei giacimenti di petrolio, gas e carbone. In soldoni, «il 50% del fatturato relativo all'estrazione di risorse e il 50% di tutte le nuove licenze concesse a parti terze». Una sorta di cessione della sovranità economica per quello che a tutti gli effetti sembra un accordo capestro ma anche punitivo, quasi come fosse stata l'Ucraina a dare il via a una guerra di auto-invasione. Anche se il documento «confidenziale» farebbe riferimento a «investimenti congiunti» per evitare che attori «ostili possano trarre beneficio dalla ricostruzione dell'Ucraina», sembra a tutti gli effetti una colonizzazione di fatto. E tra l'altro emerge anche una sorta di ricatto morale per cui gli Stati Uniti avrebbero concesso a Zelensky pochissimo tempo, nell'ordine di alcune ore, per visionare il documento e firmarlo, altra condizione ritenuta inaccettabile da Kiev. Gli stessi media inglesi parlando di condizioni più gravose perfino di quelle riservate a Germania e Giappone nel 1945 dopo la sconfitta nella Seconda guerra mondiale che avrebbero un peso sul Pil ucraino superiore, in proporzione, anche a quello imposto alla stessa Germania dopo la fine della Prima guerra mondiale. Se così fosse, oltre a una spartizione dell'Ucraina, si manifesterebbe anche l'umiliazione dell'Europa che rimarrebbe completamente fuori da ogni accordo, gestionale, politico ed economico, legittimando, tra l'altro, l'operato di Putin.

Un piano che ha spiazzato Zelensky e fatto infuriare l'Ucraina. Perché lo stesso presidente aveva in un primo tempo aperto a un accordo di sfruttamento sui minerali, anche per il semplice motivo che molti giacimenti si trovano nelle zone di Paese occupate dai russi, il che avrebbe garantito una sorta di garanzia. E invece, la bozza, ha fatto per ora saltare il banco e messo ancora più in tensione la diplomazia ucraina riguardo il vertice di Riad. Trump ragiona da uomo d'affari. «Gli Stati Uniti hanno buttato 300 miliardi di dollari, quei soldi li rivoglio indietro», ha detto, ma questa volta ha esagerato. Il Congresso Usa ha in realtà approvato pacchetti di aiuto per 175 miliardi e 70 di questi sono tecnicamente tornati negli Stati Uniti a causa di contratti per armamenti con produttori americani.

Al di là dei numeri ci sono le ragioni di base e le prospettive. Dopo quasi tre anni di guerra di aggressione e strenua difesa, l'Ucraina sembra sì disposta a fare concessioni ma di certo non a svendersi. Su queste basi, ogni ipotesi di pace non può evidentemente stare in piedi.

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