Contro il piano di tagli della Volkswagen via allo sciopero a oltranza per diecimila

Sulla crisi del settore pesa la disfatta dell'auto elettrica. I sindacati: "Questa mobilitazione è solo un avvertimento"

Contro il piano di tagli della Volkswagen via allo sciopero a oltranza per diecimila
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«Riavvicinamento o escalation». Come andrà a finire lo si capirà nei prossimi giorni. Intanto, in Germania la situazione è incandescente: nel Paese, oltre diecimila dipendenti di Volkswagen hanno avviato ieri uno sciopero «a oltranza» contro i severi piani di risparmio annunciati dalla casa automobilistica, prima in Europa per volumi produttivi.

Le mobilitazioni, promosse in particolare da Ig Metall (il sindacato dei metalmeccanici tedeschi) sono iniziate in uno stabilimento a Zwickau, nella Germania orientale, per poi proseguire a catena nelle fabbriche di Braunschweig, Chemnitz, Dresda, Emden, Hannover, Kassel e Salzgitter. Risultato: produzione «temporaneamente sospesa» e un muro contro muro che cristallizza la profonda crisi del settore automotive nel Vecchio Continente. «Questo è solo un avvertimento», ha avvisato il negoziatore di Ig Metall, Thorsten Gröger, spiegando che un atteggiamento poco collaborativo da parte dell'azienda potrebbe portare a «uno dei conflitti più duri che Volkswagen abbia mai visto».

Venerdì scorso, per 120mila dipendenti del marchio tedesco si era concluso con un nulla di fatto il periodo di dialogo sociale che la Germania ritiene obbligatorio. L'inevitabile conseguenza era stato l'inizio della maxi-mobilitazione destinata ora a crescere qualora il Gruppo automobilistico intendesse tirare dritto con il proprio piano di tagli. Volkswagen ipotizza di chiudere tre stabilimenti su dieci in Germania e di licenziare fino a 15mila persone a seguito di un calo della domanda in Europa, dei costi elevati e della crescente concorrenza cinese.

L'azienda aveva pianificato di vendere ogni anno 16 milioni di veicoli, ma ora si trova ad affrontare una domanda per circa 14 milioni di vetture. Ad affossare la richiesta è stata in particolare la disfatta dell'auto elettrica, sulla quale erano stati stanziati investimenti esorbitanti in linea con la corsa al green supportata dall'Unione Europea. Ora a pagare gli effetti collaterali di quelle politiche sono i lavoratori. Volkswagen assicura di «rispettare i diritti dei dipendenti» e di credere nel «dialogo costruttivo», ma i sindacati sono di tutt'altro avviso. «Volete la guerra, siamo pronti», recitava uno degli striscioni esposti ieri dai dipendenti mobilitati ad Hannover, in uno dei nove siti del Paese nei quali il lavoro si è fermato per ore. In un discorso ai lavoratori in sciopero, la responsabile del comitato aziendale della Volkswagen, Daniela Cavallo, di origini italiane, ha chiesto che non siano solo i dipendenti ad ammortizzare il peso della crisi: «Tutti diano il loro contributo, sia il management che gli azionisti». La prossima tornata di colloqui tra le parti è fissata per il 9 dicembre e nel frattempo il pressing dei lavoratori aumenta.

Nel mezzo della campagna elettorale per le prossime elezioni anticipate, la Germania si trova così attraversata da una crisi politica e industriale dalla quale emerge una voce di protesta che potrebbe raggiungere proporzioni senza precedenti.

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